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Grande festa sabato mattina per l’intitolazione del palazzetto in via Montesecco a Renato D’Amario: docente di educazione tecnica, appassionato maratoneta, collezionista di cartoline, francobolli e pubblicazioni rare, partecipava anche alle attività degli scout e cantava come tenore nel Coro delle 9 di Pescara. Da sabato presta il suo nome alla struttura utilizzata dalla scuola dove ha insegnato per molti anni.

“Ho avuto la fortuna di conoscerlo” ha ricordato Bruno D’Anteo, preside dell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri. “Metteva le proprie passioni al servizio della professione. Era un innovatore che ha contribuito alla crescita culturale e identitaria del nostro istituto”. “Questa intitolazione è un gesto dovereroso da parte della città. La sua presenza è stata una vera fortuna per Spoltore.” ha aggiunto il primo cittadino Luciano Di Lorito.

Ma anche lui stamane era solo uno degli studenti che, numerosi, hanno raggiunto amici e familiari di D’Amario e, come gli altri, si è emozionato a risentire tanti aneddoti sulla vita del suo professore. C’è chi ricorda di quando veniva accompagnato in spiaggia a correre, inseguito da lui che aveva completato anche la maratona di New York (nel 1986 in 3 ore e 25 minuti). E se qualcuno non aveva le scarpe? “Non si poteva prendere questa scusa. Ti portava a casa sua dove aveva scarpe di ogni misura, che poi potevi anche tenere”. Con D’Amario la disciplina lasciava sempre spazio all’improvvisazione: così se durante un allenamento incontrava dei ragazzi giocare a pallone, poteva cambiare programmi e decidere di sfidarli. C’è chi ricorda una sua maratona a Venezia, quando si lasciò alle spalle il campione olimpico Stefano Baldini: fece 5 o 6 km in solitaria, staccando tutti, prima di rientrare nei ranghi: “la peggiore maratona della mia vita” confidò alla fine il professore, che però amava le partenze brucianti.

Altri raccontano i viaggi, sulla sua utilitaria piena di borsoni, per raggiungere qualche competizione o lo stadio: sotto la sua guida sono nati campioni come Marco Barbone o Alberico Di Cecco. Molti di più invece sono i ragazzi ai quali ha fatto entrare lo sport nel cuore. “Persone come D’Amario mancano sempre più nella società” ha concluso il presidente regionale del Coni Enzo Imbastaro “perché oggi è sempre più difficile trovare persone che mettono a disposizione la loro competenza e il loro tempo senza un compenso. E’ stato davvero un esempio per tutti. Ricordo che mi allarmai per la sua salute quando, parlando con lui, non si mise a litigare per sostenere le sue posizioni. Erano i primi sintomi della malattia che l’ha portato via.”

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