CONDIVIDI

Dopo i roghi della scorsa terribile estate le 20 Associazioni firmatarie del presente documento, insieme a 5 organizzazioni scientifiche (Università della Tuscia Viterbo; Sabina Universitas Rieti; Società Italiana per il Restauro Forestale; Società Italiana di Scienze della Montagna; Centro Italiano Studi e Documentazione sugli Abeti Mediterranei), organizzarono il 21 ottobre 2017 un convegno a Pescara per riflettere sugli errori commessi e per lanciare idee per un futuro migliore nel campo della prevenzione, della gestione dell’emergenza e delle attività post-incendio. All’indomani di quell’incontro la riflessione è continuata, con la partecipazione di qualificati esperti, per mettere nero su bianco una “Carta per la lotta agli incendi boschivi nella regione Abruzzo”. Un documento di 6 pagine (in allegato) che viene oggi presentato ufficialmente per la prima volta e che sarà illustrato alla Conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale, al presidente della Giunta Regionale Luciano D’Alfonso e al sottosegretario con delega alla Protezione Civile Mario Mazzocca ai quali già ieri mattina è stato chiesto un appuntamento urgente.

La Carta è costruita sul fondamentale concetto che per annullare o comunque ridurre al minimo possibile il rischio che si sviluppino incendi boschivi è necessario pianificare azioni ben definite nelle fasi di: 1) prevenzione; 2) gestione dell’emergenza; 3) restauro/manutenzione.

Il documento delle associazioni è dunque costruito su questi tre specifici capitoli.

Nella fase della prevenzione si chiede, tra l’altro, alla Regione, ai Comuni e ai Parchi Nazionali, ciascuno per le proprie competenze, di garantire il buon funzionamento di un sistema di sorveglianza e controllo del territorio; di fare formazione e informazione; di inserire le tematiche   relative agli incendi boschivi nell’abito istituzionale delle strategie di adattamento tese a fronteggiare e a limitare le conseguenze del riscaldamento globale e della destabilizzazione climatica. Più in dettaglio la Regione dovrebbe: dotarsi di una seria politica forestale dando piena attuazione alla propria l.r. 3/2014; accorpare sotto un unico Dipartimento le politiche forestali, assieme al Paesaggio e Ambiente (cosa peraltro già  attuata da altre regioni) e affidare a un unico Servizio tutti gli aspetti della gestione dei boschi, compresi usi civici e tratturi; monitorare e attuare gli adempimenti previsti dal PAIB (Piano Anti Incendi Boschivi), che va periodicamente aggiornato con procedimenti trasparenti e condivisi e ha bisogno di dotazioni idonee, in termini finanziari e di uomini e mezzi. Analogamente va rimodulato con urgenza il PSR (Piano di sviluppo Rurale) tenendo in maggior conto le tematiche forestali e portando i fondi assegnati nella misura 8.3.1 “Investimenti a protezione delle superfici forestali” dagli attuali 3.000.000 di euro (pari allo 0,7% del totale) ad almeno a 30.000.000 di euro (7% del totale), in linea con quanto previsto da altre Regioni italiane. Va infine istituito, ed è questa una richiesta specifica della Carta, un “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”, con funzioni consultive costituito da esperti in materia forestale ma anche da geologi, naturalisti, biologi e da un rappresentante delle Associazioni di protezione ambientale. È inoltre fondamentale programmare, in accordo con le altre Istituzioni che hanno competenza specifica in materia, corsi di formazione abilitanti i volontari per le Squadre Operative nello spegnimento a terra e per la qualifica di D.O.S., Direttori delle Operazioni di Spegnimento, passati da 216 unità del 2014-2015, quando la competenza era in capo al CFS, agli attuali 11! Le associazioni chiedono inoltre specifici sostegni in favore degli allevatori e agricoltori di montagna che intendano dedicarsi alla cura del sottobosco, in particolare vicino alle aree antropizzate e l’inserimento del tema degli incendi boschivi nell’ambito del PACC (Piano Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici), che deve essere assunto come strumento sovraordinato di pianificazione della Regione Abruzzo.

Circa le azioni di emergenza si sottolinea come sia fondamentale organizzare interventi immediati con squadre a terra. I mezzi aerei sono infatti complementari ma non possono mai essere sostitutivi del lavoro compiuto sul posto, l’unico che porta davvero allo spegnimento degli incendi. A questo proposito è fondamentale poter disporre di un consistente numero di personale di pronto intervento, specializzato, munito di dispositivi di protezione individuale, di mezzi e di attrezzature, organizzato in squadre autosufficienti che dispongano di un D.O.S. (Direttore delle Operazioni dello Spegnimento, figura da creare con priorità assoluta). La Carta suggerisce anche alcune possibili modalità di reperimento di tale personale con un sapiente impiego del volontariato.

Sul terzo punto, il restauro e la manutenzione delle aree percorse da incendi, l’idea di base è quella di lasciar fare alla natura intervenendo solo là dove assolutamente necessario con la consulenza del già citato “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”. In ogni caso la biomassa parzialmente combusta non va mai ceduta a fini lucrativi (es. all’industria della produzione energetica da biomasse) e anzi deve essere riutilizzata in loco al fine di realizzare interventi stabilizzanti del suolo. La Regione deve inoltre garantire la ricostruzione del sistema vivaistico regionale, oggi in abbandono.  Questo anche per avere, in prospettiva, piante arboree e arbustive tipiche della vegetazione spontanea locale a disposizione per una più corretta gestione dei boschi, nel pieno rispetto anche delle norme di legge, a cominciare dalla già citata L.R. 4.1.2014, n.3 per cui si chiedono vigilanza e azioni concrete per una sua applicazione rigorosa, effettiva ed efficace.

Le associazioni chiedono infine alla Regione la sospensione della caccia per almeno due anni in tutto il territorio regionale o, in alternativa, per 15 anni nelle zone aperte alla caccia adiacenti alle aree percorse dal fuoco e di farsi promotrice, coinvolgendo la Conferenza Stato-Regioni, presso il Ministero della Giustizia, della richiesta di istituire una Procura Speciale Anti-incendi boschivi.

Firme:

Ambiente e/è Vita

AIPIN

Archeoclub

Cai-Tam

Collettivo Studentesco Pescara

Conalpa

Ecoistituto Abruzzo

Fondazione Genti d’Abruzzo

Italia Nostra

Legambiente

Le Majellane

Lipu

Lo Spaz

Marevivo

Mila Donnambiente

Mountain Wilderness

Pro Natura

Scienza Under 18 Pescara

Soha

WWF

Premessa

Nel bilancio degli eventi dell’anno 2017 senza ombra di dubbio resterà memorabile la triste questione degli incendi boschivi. Dopo i roghi che, nell’estate scorsa, hanno colpito i boschi della maggior parte delle Regioni Italiane e recato gravissimi danni a molti Parchi Nazionali e Aree Naturali Protette, sono stati svolti due convegni sul tema “Fiamme sull’Appennino”, animati da esperti del mondo accademico e da associazioni di protezione ambientale. L’obbiettivo era quello di analizzare la situazione per individuare i provvedimenti necessari affinché disastri della proporzione di quelli occorsi nell’anno appena trascorso non si verifichino mai più e chiedere ai decisori di agire in maniera scrupolosa sia nella fase di prevenzione che di emergenza e di gestione post-incendio.  Il primo convegno si è svolto a Rieti il 20 ottobre 2017 per il versante tirrenico; l’altro in Pescara, il successivo giorno 21 ottobre, in un Abruzzo, flagellato nel 2017 da ben 216 incendi.  Un disastro che ha colpito e distrutto luoghi identitari per l’elevato pregio naturalistico, storico, culturale e paesaggistico.

Il convegno di Pescara è stato promosso dalle 20 Associazioni firmatarie del presente documento e dalle Istituzioni scientifiche: Università della Tuscia (Viterbo), Sabina Universitas (Rieti), SIRF (Società Italiana per il Restauro Forestale), SISM (Società Italiana di Scienze della Montagna), CISDAM (Centro Italiano Studi e Documentazione sugli Abeti Mediterranei).

 

Il presente documento, frutto di uno studio approfondito, verrà inoltrato a tutte le Istituzioni interessate con richiesta di incontri per discussioni e confronto. Le associazioni, per quanto riguarda i contenuti strategici in esso contenuti, nel corso del 2018 vigileranno sulla corretta applicazione/realizzazione e sugli adempimenti di legge finora disattesi.

 

 

La Carta

 

L’assunto fondamentale che potrà apparire ovvio ma, come è accaduto questa estate non è affatto scontato, è che per mitigare o ridurre al massimo il rischio di incendi boschivi vanno pianificate una serie di azioni ben definite nelle fasi di prevenzione/previsione, emergenza, restauro/manutenzione e in particolare:

 

  • azioni di prevenzione

 

  1. sistema di sorveglianza e controllo del territorio;
  2. avvistamento precoce;
  3. informazione, formazione e educazione ambientale nelle materie dedicate, anche attraverso strutture CEA (Centri di Educazione Ambientale) di interesse regionale ai sensi L.R. 122/ 99, le strutture dei Parchi, delle Riserve Regionali e di altri e pubblici che dichiarino le disponibilità;
  4. punti d’acqua diffusi in zone strategiche;
  5. inserimento delle tematiche relative agli incendi boschivi, nell’abito istituzionale delle strategie di “adattamento” tese a fronteggiare e a limitare le conseguenze del riscaldamento globale e della destabilizzazione climatica.

 

Naturalmente questo presuppone che chi ha competenze in materia – la regione – apposti somme idonee nei bilanci sia per la fase di prevenzione che per l’emergenza.

 

  • Azioni di emergenza

 

  1. intervento immediato con squadre a terra (giova ricordare che gli incendi si spengono a terra);
  2. ausilio di mezzi aerei di supporto, non certo sostitutivi degli interventi a terra, ma complementari e di ausilio agli stessi;
  3. bonifica delle aree percorse dagli incendi che, nonostante gli interventi elencati nei punti precedenti, fossero colpite e compromesse;

 

 

  • azioni di restauro/manutenzione post incendio

 

  1. Controllo periodico e azioni di manutenzione delle aree percorse da incendi anche attraverso opere puntiformi di ingegneria naturalistica finalizzate, in particolare, ad evitare fenomeni di dilavamento.

 

  1. Prevenzione

 

La Regione

 

  • per dotarsi di una seria politica forestale deve dare piena attuazione alla L.R. 4 gennaio 2014, n. 3 (in attuazione del D.Lgs. 227/2001) in particolare per la parte relativa alla redazione del Piano Forestale Regionale e dei Piani di Gestione Silvo-Pastorale e, nell’immediato, di un Piano poliennale provvisto di dotazioni finanziarie certe;

 

  • deve istituire un effettivo Servizio che si occupi di tutti gli aspetti della gestione dei boschi e delle autorizzazioni connesse, in particolare, quelle relative ai tagli boschivi in funzione di sostenibilità e di prevenzione anti-incendio;

 

  • deve monitorare gli adempimenti da parte dei Comuni delle Amministrazioni Separate per gli Usi Civici, e di tutti gli Enti che hanno l’obbligo di redigere il PAIB (Piano Anti Incendi Boschivi)  anche nella redazione del Piano di Gestione Silvo-Pastorale in modo che tali Piani contengano:
  1. gli elementi di prevenzione della diffusione degli incendi,
  2. la pianificazione scientificamente corretta delle fasce taglia-fuoco;

 

  • poiché, ad oggi, la quasi totalità delle Amministrazioni sono inadempienti, deve procedere alla diffida, messa in mora e infine all’adozione di provvedimenti sostitutivi attraverso commissari regionali ad acta;

 

  • deve ristrutturare i servizi forestali regionali con l’incremento della dotazione organica, considerato anche che è venuto a mancare l’apporto fondamentale del CFS (Corpo Forestale dello Stato) con cui la stessa Regione stipulava convenzioni per soddisfare tutte le funzioni dovute alla materia delegata che non riusciva ad espletare;

 

  • deve riportare entro un’unica struttura foreste, usi civici e tratturi;

 

  • deve accorpare sotto un unico Dipartimento le politiche forestali, assieme al Paesaggio e Ambiente (cosa peraltro già  attuata da alcune regioni che hanno considerato, giustamente, i boschi come beni comuni, elementi identitari, beni paesaggistici ed ecologici);
  • oltre a un’adeguata dotazione organica, già segnalata e indispensabile per la snellezza delle procedure e per fornire risposte in tempi rapidi alle istanze, si ritiene necessaria la modifica dell’art.4 della LR 3/2014 (anche in considerazione dello scioglimento del CFS e delle Province) introducendovi l’istituzione di un “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”, di supporto, con funzioni consultive obbligatorie ancorchè non vincolanti, costituito prevalentemente da accademici in materia forestale, da esperti di chiara fama, da soggetti con diploma di laurea in Scienze Forestali o Scienze della Montagna, integrato con geologi, naturalisti, biologi, un rappresentante delle Associazioni di Protezione Ambientale. Tale Comitato dovrebbe avere una regolamentazione analoga a quella del Comitato Regionale V.I.A. (Valutazione dell’Impatto Ambientale);

 

  • deve rimodulare la propria pianta organica, ai fini dell’assunzione di laureati in Scienze Forestali e in Scienze della Montagna;

 

  • deve provvedere all’aggiornamento partecipato e condiviso del Piano Anti Incendio Boschivo, con dotazioni idonee, in termini finanziari e di uomini e mezzi da mettere sul campo;

 

  • deve destinare adeguate risorse finanziarie al Settore Foreste. Le dotazioni finanziarie previste l’anno passato per l’emergenza incendi sono stati pari 1.000.000 di euro (nel 2007 era di 2.450.000 euro!); questo impegno va portato ad almeno 5.000.000 di euro;

 

  • deve provvedere con urgenza a rimodulare il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) per quanto riguarda, per intero, le tematiche forestali. Inoltre i fondi assegnati nella misura 8.3.1 “Investimenti a protezione delle superfici forestali” dagli attuali 3.000.000 di euro (pari allo 0,7% del totale) vanno incrementati ad almeno a 30.000.000 di euro (pari al 7% del totale, cifra in linea con altre Regioni italiane);

 

  • deve dotarsi di una flotta aerea A.I.B. (Anti Incendi Boschivi) di pronto intervento, di stanza negli aeroporti di Pescara e di Preturo. Essenziali saranno il coordinamento e l’autonomia operativa;

 

  • deve programmare, in accordo con le altre Istituzioni che hanno competenza specifica in materia, corsi di formazione abilitanti i volontari per le Squadre Operative nello spegnimento a terra e per la qualifica di D.O.S (Direttori delle Operazioni di Spegnimento) passati da 216 unità del 2014-2015, quando la competenza era in capo al CFS,  agli attuali 11!);

 

  • deve provvedere alla redazione di una mappa dei bacini idrici idonei a rifornire i mezzi A.I.B., di terra e aerei e, ove necessario, realizzare nuovi punti d’acqua, anche mobili, nelle zone scoperte strategiche;

 

  • La Regione finanzi mezzi e attrezzature A.I.B. di primo intervento, per il Parco Regionale Sirente-Velino e per le Aree naturali Protette Regionali;

 

  • ove necessario e certificato, deve avviare un programma di interventi sulle pinete a Pino nero d’impianto artificiale, per il loro diradamento e/o per accelerarne la transizione evolutiva verso modelli vegetazionali spontanei tipici dei luoghi, così come previsto nei piani forestali al momento dell’impianto;

 

  • coadiuvata dal “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste” e dalle associazioni di categoria, deve provvedere al sostegno degli allevatori e agricoltori di montagna che intendono dedicarsi alla cura del sottobosco, in particolare vicino alle aree antropizzate;

 

  • deve inserire il tema degli incendi boschivi nell’ambito del PACC (Piano regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici) che deve essere assunto come strumento sovraordinato di pianificazione della Regione Abruzzo;

 

 

 

Parchi Nazionali

 

 

 

  • debbono, anche loro, redigere e/o aggiornare il Piano Antincendio Boschivo, partecipato e condiviso che metta in campo somme certe e mezzi ed uomini adeguati e preparati;

 

 

 

Comuni

 

  • sono obbligati all’aggiornamento o redazione del Catasto delle aree percorse dal fuoco, così come previsto dalla legge 353 /2000, compito della Regione il controllo o l’esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza;

 

  • devono dotarsi di un proprio Piano Anti-Incendio la cui redazione, nell’ambito della V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica), sia partecipata dagli abitanti che conoscono tutte le caratteristiche del territorio. I Piani Anti-Incendio comunali vanno integrati tra loro dall’Autorità di ordine superiore;

 

  • devono dotarsi, ove non presente, di una squadra anti-incendio su base volontaria, formando allo scopo i gruppi comunali di Protezione Civile;

 

Sempre nell’ambito della prevenzione, per quanto riguarda la sorveglianza del territorio e l’avvistamento precoce:

 

  • occorre stabilire un coordinamento regionale e un centro operativo tra Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, Parchi, Riserve Regionali, Protezione Civile e Volontari (con riferimenti locali) da impiegare nella segnalazione, da parte dei volontari, di sospetti comportamenti incendiari alle Autorità, o da parte delle Forze dell’Ordine, nella repressione e nell’avvistamento precoce;

 

  • occorre istituire la “Rete regionale degli addetti all’avvistamento degli incendi boschivi”;

 

 

  • I Parchi Nazionali e il Parco Regionale devono dotarsi di propri Servizi A.I.B., con personale adeguato per numero e formazione, con attrezzature e mezzi, anche servendosi di sistema di telecontrollo satellitare-ambientale (già presente nel Parco Majella-Morrone, ma inspiegabilmente oggi abbandonato);

 

  • Destinare un numero consistente di Carabinieri Forestali e non, alla vigilanza nei Parchi (“Carabinieri del Parco”, come già attuato nel Parco delle Cinque Terre).

 

 

  1. Emergenza

 

  • La carenza più grave da sanare è quella di poter disporre di un consistente numero di personale di pronto intervento, specializzato, munito di dispositivi di protezione individuale, di mezzi e di attrezzature, organizzato in squadre autosufficienti che dispongano di un D.O.S. (Direttore delle Operazioni dello Spegnimento), figura da creare con priorità assoluta; tale personale va reperito, a seguito di una adeguata formazione:
  1. all’interno della Pubblica Amministrazione,
  2. tra le Guardie Ecologiche Volontarie ,
  3. tra il personale della Leva Civile (provvedimento peraltro in discussione a livello governativo),
  4. con l’istituzione di un Corpo Forestale Volontario (sul modello della poco nota, ma efficiente, Guardia Costiera Volontaria);

 

 

  1. Restauro/manutenzione delle aree percorse da incendi

 

  • La Regione, coadiuvata dal “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”, avvierà immediata ispezione dell’area percorsa dal fuoco al fine di valutare la situazione, caso per caso, e redigere un piano di intervento immediato per evitare ulteriori e gravi conseguenze (a seconda della natura geologica e pedologica di dettaglio, della pendenza, dell’entità del danno, dell’esistenza di situazioni di rischio e di pericolo anche rispetto a possibili fenomeni di dilavamento);

 

  • la biomassa parzialmente combusta non va ceduta in nessun caso a fini lucrativi (es. all’industria della produzione energetica da biomasse);

 

  • la necromassa parzialmente combusta (tronchi, ramaglie), va riutilizzata in loco al fine di realizzare interventi stabilizzanti del suolo (briglie in legname e palizzate), lasciando ceppi di tronchi di alberi e di arbusti che presentano ancora le necessarie capacità di ancoraggio al substrato, in funzione di pali; tali opere si rendono necessarie ed urgenti per evitare colate di fanghi e detriti potenzialmente innescabili dalle piogge e dal manto nevoso e, in ogni caso, per proteggere le aree soggette a erosione dal dilavamento e dalla conseguente scomparsa del suolo superficiale;

 

  • la Regione deve garantire la ricostruzione del sistema vivaistico regionale, oggi in abbandono. I  vivai forestali regionali, anche in prospettiva dei futuri rimboschimenti condotti in maniera scientificamente corretta,  devono avere particolare attenzione da parte della regione, e dedicarsi alla riproduzione delle piante arboree ed arbustive tipiche della vegetazione spontanea locale. Al fine di salvaguardare la biodiversità tipica locale anche a livello genotipico, le essenze vegetali verranno riprodotte facendo ricorso esclusivamente a semi o a talee di essenze autoctone, prelevati nell’immediato intorno e in maniera diversificata nello spazio e nel tempo;

 

  • in ogni caso, per i futuri rimboschimenti e in generale per la politica forestale a tutti i livelli, si chiede che in Abruzzo si faccia costante riferimento alla Direttiva Europea 1999/105/CE e al D.Lgs. 386/2003, per la delimitazione delle regioni di provenienza materiale di propagazione forestale e per il Registro Regionale dei Boschi da seme, materia disciplinata, altresì dalla citata L.R. 4 gennaio 2014, n.3.  La Regione Abruzzo si è già dotata di tale strumento pianificatorio per il quale si richiede vigilanza e azioni concrete per una sua applicazione rigorosa, effettiva ed efficace.

 

  • come soccorso immediato, sempre dove urgente e necessario ed aspettando che la natura sani nel tempo e spontaneamente le ferite inferte dai roghi, si procederà intanto alla semina di drupe e bacche delle essenze distrutte dal fuoco, prelevate dall’immediato intorno;

 

  • per quello che è successo quest’anno si provveda alla sospensione della caccia per almeno due anni in tutto il territorio regionale o, in alternativa, per 15 anni nelle zone aperte alla caccia adiacenti alle aree percorse dal fuoco.

 

 

  1. Richiesta allo Stato

 

La Regione, direttamente e coinvolgendo la Conferenza Stato-Regioni, si faccia promotrice presso il Ministero della Giustizia, della richiesta di istituire una Procura Speciale Anti-incendi boschivi.

 

 

 

 

Firme:

 

Ambiente e/è Vita –  AIPIN – Archeoclub –  Cai-Tam –  Collettivo Studentesco Pescara – Conalpa – Ecoistituto Abruzzo – Fondazione Genti d’Abruzzo – Italia Nostra –  Legambiente – Le Majellane – Lipu – Lo Spaz – Soha – Marevivo – Mila Donnambiente – Mountain Wilderness – Pro Natura – Scienza Under 18 Pescara – WWF –