A 500 anni dalla Riforma Protestante anche a Pescara si celebra la ricorrenza con un evento organizzato dall’Unione delle Chiese metodiste e valdesi: “Dalla libertà di Martin Lutero al sogno di Martin Luther King”.
Un evento per ricordare i “500 anni dalla Riforma protestante: musiche e letture” si svolgerà domenica 26 novembre all’Auditorium Cerulli (in via Verrotti 46, zona stadio, traversa di viale d’Avalos, adiacenze ufficio postale) con il patrocinio del Comune di Pescara. Oggi la presentazione con l’ assessore alla Cultura Giovanni Di Iacovo, Greetje van der Veer, responsabile della locale Chiesa metodista, Unione delle Chiese metodiste e valdesi in Italia.
“Pescara è una città aperta e moderna che vuole aprirsi a tutto ciò che può promuovere crescita e confronto – così l’assessore alla Cultura Giovanni Di Iacovo – In questo caso parliamo di libertà, la riforma ha risvolti civili, oltre che religiosi e lo facciamo attraverso una giornata culturale che approfondisce la storia in questo momento importante per la costituzione del pensiero della nostra Europa. La Tavola Valdese ha collaborato più volte con il nostro comune per il Festival della Laicità, per questo invitiamo chi vuole a partecipare, qualunque sia il proprio credo è una bella occasione di conoscenza”.
“Proponiamo alla città un evento per i 500 anni della riforma protestante – dice Gretje van der Veer – un evento importante perché 500 anni fa è partito un movimento che ha cambiato la fisionomia d’Europa politicamente ma anche socialmente e culturalmente. Le conseguenze della riforma protestante le troviamo ovunque perché è nato un modo di pensare il senso della vita criticamente. Lutero voleva una discussione accademica, ma ha tradotto le sue tesi e ha diffuso il documento per la portata eccezionale che aveva. Il movimento Valdese è arrivato in Italia e anche Pescara, dove si è diffuso attraverso Vittoria Colonna che era a contatto con i riformatori italiani dell’epoca e ne ha proiettato l’influenza in alcune delle sue poesie. Nel 600 con l’Inquisizione si è fatta strage di tutti i suoi esponenti e il protestantesimo è tornato solo con l’Italia Unita. Oggi è opportuno promuoverne la conoscenza e la grande storia e farlo in un discorso che metta insieme tutte le discipline e tutte le espressioni. L’evento nasce per questo”.
“Quando abbiamo deciso di ricordare ciò che portò la riforma non sapevamo che taglio dare – Alan Di Liberatore che ha curato gli spetti musicali – il taglio scelto intende sottolineare ciò che premeva a Lutero e ai riformatori, cioè la centralità della ricerca di Dio in modo personale, la fame di relazionalità che oggi è tanto di moda sia nella spiritualità che nella società. Così accanto al pensiero ci saranno brani musicali che risalgono da Lutero in poi, i suoi Inni, che riuscivano a tradurre lo spirito biblico nella vita. La musica è fondamentale perché nelle melodie e testi c’è l’essenza del messaggio biblico, è un grande viaggio che parte da Lutero e arriva ai gospel, racconta e avvince”.
Un po’ di storia. 500 anni della Riforma protestante
Nel 2017 si celebra in tutto il mondo e quindi anche in Italia, i 500 anni della Riforma protestante il cui inizio sovente si data con l’affissione delle 95 tesi di Lutero sulle indulgenze alla chiesa di Wittenberg (Germania, Sassonia) nel 1517. La Riforma fu un movimento europeo che coinvolse teologi, umanisti e studiosi di ogni parte del continente che diedero corpo alla richiesta di una riforma della chiesa – nel capo e nelle membra – a lungo reclamata ma sempre disattesa Istanze di riforma erano state avanzate prima del XVI secolo dai protagonisti di quella che gli storici chiamano “Prima riforma” e che viene individuata, tra gli altri, nel movimento valdese, nato nel 1175 in Francia, e nella predicazione del boemo Jan Hus (1371-1415) e dell’inglese John Wycliffe (1331-1384) che avevano contestato il papato, il culto dei santi e la corruzione ecclesiastica. La Riforma del XVI secolo fu favorita dall’atmosfera culturale dell’epoca caratterizzata dal ritorno alle fonti (ad fontes) della cultura classica occidentale. Per il cristianesimo si trattava di un ritorno alla Scrittura. Il casus belli che fece scoppiare la Riforma fu la campagna di vendita delle indulgenze intrapresa in Germania dal monaco Johann Tetzel, il cui ricavato doveva contribuire al finanziamento della costruzione della basilica di San Pietro a Roma. Con le indulgenze la chiesa romana prometteva, attraverso una donazione in denaro o un’opera religiosa, la cancellazione parziale o totale della pena che le anime dovevano scontare in purgatorio. Per Lutero, l’idea che la grazia di Dio potesse essere oggetto di mercanteggiamento o si potesse ottenere per meriti personali, costituiva un tradimento del Vangelo. Questo lo spinse a redigere le sue 95 tesi contro le indulgenze. La Riforma fu un movimento europeo che vide in tutto il continente personalità diverse elaborare indipendentemente le une dalle altre un pensiero convergente sui fondamenti teologici illustrati sopra – sebbene non mancassero differenze anche sostanziali e, in alcuni casi divisive. Oltre a Lutero si può ricordare il suo contemporaneo Huldrych Zwingli (1484-1531) che operò nella città di Zurigo; l’umanista francese Giovanni Calvino (1509-64), riformatore di Ginevra; il riformatore di Strasburgo, Martin Bucero (1491-1551), John Knox (1513-1572) che introdusse il presbiterianesimo in Scozia. Quando fu chiaro che la risposta di Roma alla Riforma si esprimeva esclusivamente con la condanna e la scomunica, attorno a queste figure si costituirono delle chiese nazionali o territoriali indipendenti le une dalle altre. La Riforma protestante accelerò processi di trasformazione profondi della realtà degli Stati, della Chiesa, dell’economia, della società e della cultura in generale, che mutarono il volto dell’Europa in modo permanente. In Italia la Riforma si affermò soprattutto a Venezia – anche grazie all’autonomia che la Repubblica seppe rivendicare nei confronti del tribunale dell’Inquisizione istituito nel 1542 – e a Lucca, dove gran parte della classe dirigente della città fu costretta all’esilio per la propria adesione al protestantesimo. Nel 1532, il movimento valdese aderì alla Riforma di Calvino trasformandosi così in una chiesa protestante. In Italia la Riforma – che produsse figure di spicco tra i riformatori, per esempio quella del toscano Pier Martire Vermigli o quella del senese Bernardino Ochino che predicò a Napoli dove conosce Vittoria Colonna, marchesa di Pescara – venne violentemente repressa. Tra i tanti episodi da ricordare il massacro dei valdesi di Calabria nel 1561.