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Quello della ristorazione dei pazienti ricoverati negli ospedali è sempre stato un tema oggetto delle lamentele degli utenti, ma negli ultimi tempi le lagnanze sembrerebbero aumentate in termini non più solo di qualità dei prodotti alimentari offerti ma anche di quantità. A ciò si aggiunge, da qualche mese a questa parte, la condizione precaria dei lavoratori delle cucine i cui contratti sono cambiati da quando il servizio di ristorazione è stato esternalizzato dalla ASL e ceduto a cooperative private.

“Per queste ragioni nella mattinata di giovedì mi sono recata in visita ispettiva presso le cucine degli ospedali di Chieti e Lanciano, per verificare con i miei occhi le condizioni igienico sanitarie delle strutture, la strumentazione in dotazione alle cucine, i magazzini e le condizioni dei lavoratori” commenta Sara Marcozzi, consigliera regionale del M5S.

Nel 2016, infatti, la ASL n. 2 Lanciano-Vasto-Chieti, aggiudica all’ATI DUSSMANN – SERVIZI INTEGRATI l’appalto per la gestione della ristorazione nei presidi dell’intera ASL sulla base di un capitolato tecnico che prevede, in maniera dettagliata, gli obblighi per l’ATI relativi al servizio di ristorazione (Cucina/Mensa/Dispensa/Distribuzione pasti) per i degenti, alla mensa aziendale, all’ammodernamento delle strutture e delle attrezzature.

“A distanza di quasi un anno dall’aggiudicazione dell’appalto, purtroppo, ho potuto constatare numerose difformità delle strutture e delle strumentazioni rispetto a quanto previsto nel capitolato tecnico d’appalto” spiega Marcozzi.

 

LA CUCINA DI LANCIANO

Appare già ad una prima occhiata la vetustà dei locali, della pavimentazione, della piastrellatura e della strumentazione. Nella cucina di Lanciano, che produce e trasporta i pasti anche ai presidi di Vasto e Casoli, abbiamo potuto riscontrare che tutti i carrelli per il trasporto dei cibi sono privi di termostato, alcuni di essi, addirittura, sono guasti e vengono riscaldati manualmente, grazie alla buona volontà dei lavoratori, che versano al loro interno acqua calda fatta bollire in una pentola. Anche i piatti, le stoviglie e i vassoi, non rispettano quanto previsto nel capitolato e sono, di fatto, un residuato di decine di anni fa. Una affettatrice presenta la rottura della protezione della lama e dunque è inutilizzabile dai lavoratori se non esponendoli a seri rischi di infortuni. Quanto ai servizi di sanificazione, il personale dedicato appare appena sufficiente per la pulizia quotidiana e del tutto insufficiente per gli interventi settimanali di disinfezione periodica.

 

LA CUCINA DI CHIETI

La struttura non è a regime, dal momento che in loco vengono preparate solo le colazioni e cotta la pasta, mentre sughi e secondi piatti arrivano, due volte al giorno, dalla cucina dell’ospedale di Pescara, anch’essa gestita dall’ATI Dussmann – Servizi integrati. Sebbene la struttura sia meno compromessa di quella di Lanciano, a distanza di un anno dalla aggiudicazione dell’appalto, i lavori di ristrutturazione e adeguamento dei locali previsti nel capitolato tecnico non sono ancora partiti e una della due lavastoviglie è fuori uso. Sebbene la cucina abbia in dotazione vassoi, stoviglie e carrelli di ultima generazione, l’arrivo dei pasti da fuori – a detta dei pazienti – ne compromette la qualità.

 

LA DIFFICILE SITUAZIONE DEI LAVORATORI   

Discorso a parte va fatto per la situazione dei lavoratori, sia in termini di condizioni di lavoro in strutture obsolete, sia in termini di gravose condizioni contrattuali. I lavoratori di entrambe le cucine sono assunti, per la maggior parte, dalla DUSSMANN e dalla Cooperativa Servizi Integrati con contratti da 7 (sette!) a 18 ore settimanali e con retribuzioni che oscillano tra i 300 e i 700 Euro al mese. Pochi sono i fortunati che, per le loro mansioni e per le tante ore di straordinario, arrivano a percepire uno stipendio di 1.200 Euro/mese. E’ un dato di fatto che l’esternalizzazione del servizio e il continuo ricorso alle agenzie interinali hanno portato un forte abbassamento degli stipendi con ricadute sociali gravissime nelle vite dei lavoratori, a probabile ed esclusivo vantaggio dei clientelismi. Peraltro, l’esternalizzazione, spacciata come necessaria per un risparmio per le casse della ASL, in verità, non produce alcun risparmio sulla spesa sanitaria.

“Mi domando se l’assessore Paolucci sia a conoscenza di queste situazioni” commenta Sara Marcozzi “e se sia sua intenzione vigilare sul rispetto del capitolato di appalto e porre rimedio alle drammatiche condizioni di questi lavoratori. Glielo chiederò anche per mezzo di una interpellanza. La salute dei pazienti e le condizioni dei lavoratori non possono più essere trascurate.”