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Vincenzo Gagliardi e’ il responsabile dell’omicidio dell’ingegnere informatico Carlo Pavone, ma ha agito senza premeditazione. Ne sono convinti anche i giudici della Prima Sezione Penale della Cassazione, che in serata hanno emesso il verdetto confermando la condanna a 19 anni di reclusione emessa a carico di Gagliardi dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila. L’imputato, impiegato delle Poste a Pescara e originario di contrada San Martino di Chieti, era stato condannato dal gup del tribunale di Pescara con il rito abbreviato a 30 anni di reclusione, pena poi ridotta dai giudici aquilani in appello a 19 anni per l’esclusione dell’aggravante della premeditazione. Uno sconto di pena che aveva indotto il pg aquilano, Romolo Como, a ricorrere in Cassazione convinto del fatto che “La condotta dell’imputato – si legge nel ricorso – ha integrato perfettamente la contestata aggravante di aver premeditato il delitto”. I giudici di Piazza Cavour hanno, pero’, rigettato il ricorso e confermato la decisione della Corte aquilana, come chiesto questa mattina anche dal procuratore generale della Cassazione. Respinto anche il ricorso dei difensori dell’imputato, gli avvocati Umberto Del Re e Barbara Santolieri, i quali chiedevano l’annullamento della condanna sostenendo l’innocenza di Gagliardi. Pavone, come accertato dalle indagini dei carabinieri di Pescara, fu raggiunto sotto casa a Montesilvano con un colpo di fucile il 30 ottobre 2013 e mori’, dopo piu’ un anno di coma, il 16 novembre 2014, lasciando due figli e la moglie, Raffaella D’Este, che all’epoca aveva una relazione sentimentale con Gagliardi, suo ex collega. L’imputato da un anno si trova agli arresti domiciliari con l’obbligo di indossare il braccialetto elettronico.

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