Una riduzione del Giulio Cesare di Shakespeare sarà di scena nel parco il 22 e il 23 settembre per l’edizione 2017 del progetto Torre del Bardo, felice sinergia con Teatro Stabile d’Abruzzo e la Onlus della Laad a cura del regista William, con il patrocinio del Comune. Stamane la presentazione da parte dell’assessore Giovanni Di Iacovo, il regista, gli attori, Margherita Cordova e Vera De Gregoris, moglie del fondatore della Laad Gianni Cordova scomparso di recente.
“Ogni produzione culturale non può prescindere dalle contingenze storiche, politiche e sociali di una città – esordisce l’assessore Giovanni Di Iacovo – credo che la scelta della Torre del Bardo sia una scelta di grande attualità e il sodalizio riuscito con la Laad non poteva che essere un esempio di come la cultura possa essere promossa in ambiti anche sociali. Azzeccata l’idea di portare in scena il Giulio Cesare, una figura di grande impatto che esprime ciò che criticamente e umanamente Shakespeare vede nell’imperatore e questo non poteva accadere in un momento migliore. Il parco è da sempre gestito in ottimo modo maniere e la Laad ha avuto un’intuizione forte per rivitalizzare questa zona di Pescara, perché i parchi oltre ad essere belli e curati devono essere anche vissuti e il Sabucchi ha una tradizione viva e intensa per la cultura che va felicemente avanti da tanti anni”.
“La Laad anche quest’anno mettendo tanto impegno ha voluto rinnovare la tradizione di una serie di eventi – sottolinea Vera De Gregoris, a capo della Laad dopo la scomparsa del marito Gianni Cordova – Questo è l’ultimo spettacolo dell’estate ed è un fiore all’occhiello per noi e per la città perché il teatro classico non è molto diffuso, invece merita. Lo è perché offre spunti e riflessioni senza togliere nulla ad altre forme di teatro. L’arte, il teatro e la commedia per Gianni erano importanti anche per la prevenzione del disagio, più che di ogni altro tipo di discorso tecnico ed educativo. Tutto concorre ma la cultura è la base su cui si può e deve lavorare, ed è anche un modo per rendere omaggio a chi per tanti anni si è speso e portarne avanti il lavoro”.
“Il genio di Shakespeare viene preso in prestito perché è buono per tutte le epoche – aggiunge William Zola, regista – sia per il valore che le sue intuizioni hanno nel mondo occidentale, che per l’attualità che offre per riflettere e approfondire. Questo è un teatro che può far meditare, il Giulio Cesare lo abbiamo voluto non a caso “Tragedia di Marco Bruto”, dramma nel dramma. E’ anche un focus sulla maledizione del potere che fa perdere agli uomini il senso della realtà, ma quando le persone semplici, umili o gli spiriti eletti prendono coscienza del pericolo della perdita della libertà le spirali del potere si interrompono, quasi sempre in maniera violenta. Una riduzione a cura di Margherita Cordova che va all’essenza: le domande che l’autore si pone e pone all’umanità. Gli eroi pagano sempre nella tragedia greca, questa è un percorso introspettivo per fare una riflessione sull’epoca che stiamo vivendo. Installazioni, più che scenografia nel palcoscenico naturale del parco e della sua torre che diventerà il Foro Romano. Da non perdere gli attori che vantano un trascorso teatrale e storie di grande intensità”.
“L’opera pone l’accento più di altre sui punti di vista delle varie figure – dice Margherita Cordova, aiuto regista – non c’è un vero protagonista, quindi è un’opera copernicana che spacca il pubblico che si mette nei panni delle diverse parti recitanti. Qui non c’è un bene assoluto, anche se il tema della libertà è centrale, va sempre difesa perché non è mai una cosa che va data per scontata e spesso rischiamo di perderla per il capriccio di qualcuno”.