L’ex presidente abruzzese, Gianni Chiodi, l’ex subcommissario, Giovanna Baraldi, l’ex assessore regionale, Lanfranco Venturoni, e due tecnici dell’Agenzia nazionale per i servizi regionali, sono stati rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, nell’ambito del procedimento giudiziario sui tetti di spesa delle cliniche private per l’anno 2010. Il processo a loro carico prendera’ il via 6 dicembre prossimo davanti al tribunale collegiale di Pescara, presieduto dal giudice Maria Michela Di Fine. Nel mirino della procura c’e’ il ridimensionamento dei tetti di spesa. Secondo l’accusa, Chiodi, coinvolto in qualita’ di ex commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanita’, avrebbe fatto firmare alle cliniche private contratti di prestazione di assistenza ospedaliera, collegando la firma al pagamento dei crediti che le cliniche vantavano nei confronti della Regione. Secondo l’accusa, l’ex presidente avrebbe fatto pressioni sulle cliniche per far firmare quei contratti e avrebbe tenuto un “generale atteggiamento ostruzionistico volto a non fornire i dati per procedere all’attuazione della metodologia utilizzata per realizzare i tetti di spesa”. Le accuse, a vario titolo, sono falso, violenza privata e abuso d’ufficio. Il procedimento ha preso il via da un esposto presentato dai titolari di alcune cliniche private.
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“Sono l’unico politico in Italia che nei rapporti con la sanita’ privata e’ finito sotto processo per avere fatto l’interesse pubblico, con l’accusa di avere violentato la sanita’ privata, anche se non credo di avere tutta questa potenza per violentare possessori di emittenti televisive ed oggi anche di giornali, senza dimenticare che la sanita’ privata in alcune zone, magari non in Abruzzo, e’ qualcosa che fa tremare”. Cosi’ l’ex governatore abruzzese, Gianni Chiodi, a margine dell’udienza sui tetti di spesa delle cliniche private per l’anno 2010. “Se ci fate caso – ha sottolineato Chiodi – ci sono due presidenti di Regione che hanno concluso il proprio mandato con vicende attinenti la sanita’ privata, per ragioni diversissime, ma con gli stessi pm e le stesse parti civili. La sanita’ privata in Abruzzo ha una storia faticosa, Gaspari la definiva ‘rapace amministratore di risorse pubbliche'”. “Sono tranquillo per il mio operato – ha detto ai cronisti – e fiero di cio’ che ho fatto, perche’ ho fatto si’ che ci fossero i contratti, visto che in Abruzzo prima non c’erano e si regalavano 200 milioni di euro alla sanita privata. La legge li prevedeva ed era dunque necessario che ci fossero, anche se certo non erano abituati a vederli e contavano sul fatto che non ci fossero, perche’ cio’ avrebbe facilitato le loro possibilita’ speculative in senso economico. Inoltre ho ridotto il budget della sanita’ privata, ho risanato la sanita’ e nel frattempo sono aumentati i Livelli essenziali di assistenza”. “La maggior parte delle volte – ha concluso – c’e’ il rinvio a giudizio, le procure vanno avanti e i gup fanno cosi’ ma nel processo sara’ piu’ facile dimostrare l’infondatezza delle accuse, anche se e’ un po’ strano vedersi perseguiti penalmente per questo”.
“Io mi sono occupato della parte relativa alle ipotesi di falso che, a mio modo di vedere, non sussistono. Siamo convinti di questo e siamo convinti che tutto quello che e’ stato inserito nel capo di imputazione in relazione alle due ipotesi di falso sia assolutamente infondato”. Lo ha detto l’avvocato Enrico Mazzarelli, uno dei due difensori dell’ex governatore abruzzese, Gianni Chiodi, a margine dell’udienza sui tetti di spesa delle cliniche private per l’anno 2010. Il legale ha spiegato che “si parla di una ipotesi di falso per la costruzione del tetto di spesa attraverso l’applicazione di un valore medio e non di un valore massimo delle prestazioni, ma negli atti c’e’ la documentazione che prova esattamente il contrario, cioe’ che il tetto di spesa di ciascuna clinica privata, compresa Villa Pini, e’ stato calcolato utilizzando sempre i valori massimi delle prestazioni”. Soddisfatto invece l’avvocato Tommaso Marchese, legale delle parti civili Synergo e Villa Serena. “E’ andata benissimo dalla prospettiva delle parti civili, nel senso che e’ stato disposto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati per tutti i capi d’imputazione. Ritenevamo – ha detto Marchese – inevitabile e imprescindibile una verifica dibattimentale. Questa non e’ una pronuncia di condanna, ma il rinvio a giudizio degli imputati. Nel dibattimento avremo modo di dimostrare che quello che abbiamo denunciato, dedotto e argomentato in sede di udienza preliminare e’, a nostro avviso, piu’ che sufficiente per fondare le responsabilita’ degli imputati”.