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Se Regione e Protezione civile avessere fatto quelo che dovevano, realizzando la la carta di localizzazione pericolo valanghe, prevista da un alegge del 1992, forse non ci sarebbe stata la tragedia al resort di Rogopiano. I legali del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e del tecnico comunale Colangeli, Goffredo Tatozzi ed Cristiana Valetini provano a spostare sui reponsabili di altri enti (Regione e Protzione civile) responsabilità che la procura di Pescara sembra aver individuato nei loro assistiti.

“E’ una certezza scientifica che se la Carta di localizzazione dei pericoli da valanga (Clpv) fosse stata realizzata, la valanga di Rigopiano sarebbe stata certamente prevista, l’albergo sarebbe stato salvaguardato, 29 persone sarebbero vive”. Cosi’ gli avvocati Cristiana Valentini, Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri, legali del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, del tecnico comunale, Enrico Colangeli, e del Comune di Farindola, nel corso di una conferenza stampa, a Pescara, per illustrare “le motivazioni e gli elementi di prova che sostengono la denuncia” nei confronti della Regione Abruzzo presentata venerdi’ scorso alla Procura di L’Aquila per disastro valanghivo doloso. Presenti anche i periti nominati dai legali Marco Cordeschi, Giorgio Morelli e Massimiliano Fazzini. Secondo i tre avvocati, firmatari della denuncia, i documenti acquisiti (delibere di Giunta e determine dirigenziali) durante le indagini difensive “delineano un quadro preciso di responsabilita’ a carico dell’amministrazione regionale”. L’avvocato Valentini ha sottolineato che esiste “una legge dirimente per la valutazione di eventuali responsabilita’ nella sciagura di Rigopiano ed e’ la legge regionale 47 del 1992, dedicata alla prevenzione dei pericoli da valanga. Legge, figlia dell’attenzione dedicata da tutte le otto Regioni valanghive d’Italia alla problematica dopo la sciagura del Pavillon, avvenuta nel 1991”. “Questa legge – ha evidenziato – e’ rimasta a dormire negli armadi della Regione per la bellezza di venti anni, nonostante le sollecitazioni, che abbiamo riscontrato negli atti prelevati, da parte del Coreneva (Comitato Regionale Neve e Valanghe) o da parte di altre persone. Nel marzo 2014 la Giunta dell’epoca improvvisamente sveglia la legge dal suo lungo sonno e ordina, con delibera regionale 170/2014, alla Protezione civile regionale, e segnatamente all’Ufficio rischio neve e valanghe, di darle immediata attuazione”. “L’attuazione di questa legge – ha spiegato – prevede la realizzazione della Clpv. Dal 2014 data ad oggi, pero’, l’ordine della Giunta e’ rimasto lettera morta e, con esso, le precise regole di prevenzione contenute nella legge 47”.

“Questa legge e’ salvifica perche’ – ha detto – prevede appunto la realizzazione della Clpv da parte dei tecnici della Protezione civile, che deve essere poi approvata dalla Giunta e, tramite delibera, notificata ai Comuni. La notifica della Cplv comporta l’attivazione di una serie di conseguenze all’interno dei Comuni, ovvero l’immediata applicazione di divieti e prescrizioni di carattere edilizio ed urbanistico e l’obbligo immediato di sgombero per tutti gli edifici che si trovino in area valanghiva. Questa Clpv non e’ solo un orpello o una formalita’ di legge, ma l’unico mezzo che hanno gli esseri umani per salvarsi da una valanga. Questa Carta cosi’ preziosa – ha ribadito- e’ quella che la Giunta del 2014 ordino’ alla Protezione civile di realizzare, ma l’ordine non e’ mai stato ottemperato. Se la Clpv fosse stata realizzata – ha rimarcato – oggi non saremmo qui perche’ grazie alle acquisizioni tecnico scientifiche dei nostri esperti e all’elaborato realizzato dall’ingegnere Cordeschi, questa Carta aveva la possibilita’ di prevedere la valanga di Rigopiano e oggi non avremmo 29 morti”. L’avvocato Valentini ha poi sostenuto che Il Catasto storico delle valanghe “che la Regione si vanta di aver messo in opera cinque giorni dopo il disastro, non e’ una carta predittiva e’ solo un documento che rappresenta gli eventi storci passati e non ha nulla a che vedere con la Clpv”. Dello stesso avviso l’ingegnere Cordeschi che ha realizzato una Carta di localizzazione dei pericoli da valanga dedicata all’area di Rigopiano. I legali e l’ingegnere hanno spiegato che la Carta storica e’ un elenco di eventi storici, mentre la Clpv e’ una forma di previsione scientifica pretesa dalla legge. “La Carta storica – hanno detto – non prevede affatto alcuna valanga in localita’ Rigopiano, mentre la Clpv realizzata dagli esperti nominati, la prevede con chiarezza. Questa e’ la prova scientifica che se la Protezione civile avesse ottemperato all’ordine di Giunta del 2014 di realizzare la Clpv si sarebbe visto che l’hotel Rigopiano era a rischio di investimento della gigantesca valanga”.

L’avvocato Valentini ha poi spiegato che hanno denunciato la Regione per disastro da valanga a carattere doloso perche’ “applicando al caso di Rigopiano i criteri della famosa sentenza di Cassazione sul caso Thyssen Krupp, e’ valutabile l’ipotesi secondo cui le omissioni di cui stiamo parlando abbiano carattere doloso, in quanto i protagonisti – tutti molto esperti della materia – hanno palesemente accettato il rischio della verificazione dell’evento disastro. Il tipo di reato denunciato – ha proseguito – comporta che la competenza della Procura si radichi sul luogo delle omissioni, L’Aquila, dove abbiamo presentato denuncia come la legge esige”. Il legale ha, inoltre, aggiunto che hanno chiesto il sequestro di tutte le mail presenti sul server della Regione Abruzzo aventi ad oggetto il tema delle valanghe “per sapere cosa e’ accaduto e perche’ l’ordine della Giunta non e’ stato mai ottemperato”.