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Si consolida il ponte di amicizia tra Chieti e il Giappone gettato, cinquecento anni or sono, da Padre Alessandro Valignano e riallacciato grazie ai rapporti istaurati, negli ultimi cinque anni, con la città di Minamishimabara

Considerato a buon diritto “padre” delle relazioni internazionali tra Italia e Giappone e ideatore della prima missione di ambasceria giapponese all’estero, il gesuita teatino sarà al centro di un importante convegno nell’ambito delle iniziative, tra le quali quella del progetto mondiale “Kaki Tree Project” volto a diffondere, soprattutto tra le giovani generazioni, valori quali speranza, non violenza e amore per la vita che saranno illustrate in una CONFERENZA STAMPA domani, martedì 11 aprile 2017 alle ore 10.45, presso la Sala Manzini del Convitto Nazionale “G.B. Vico” e alla quale parteciperanno l’Assessore alla Cultura e Manifestazioni, Antonio Viola, l’Assessore alla Pubblica Istruzione, Giuseppe Giampietro,  la Dirigente scolastica prof.ssa Paola Di Renzo, e il presidente dell’associazione “Noi del Vico”, Stefano Marchionno.

A seguire, alle ore 11.30, presso il cortile interno del “G.B. Vico”, si svolgerà la cerimonia di piantumazione di un albero di kaki proveniente dalla città giapponese di Nagasaki, simbolo di pace e di amore. Si tratta del secondo esemplare ospitato a Chieti dopo quello già messo a dimora presso la Scuola Primaria di via Pescara.

Mercoledì 12 aprile 2017, alle ore 16.30, sempre presso la Sala Manzini del Convitto Nazionale “G.B. Vico”, sarà presentato il volume “Dialogo sulla missione degli ambasciatori giapponesi alla Curia romana e sulle cose osservate in Europa durante tutto il viaggio”, a cura della prof.ssa Marisa Di Russo.

Interverranno il prof. Stefano Trinchese, Direttore del Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali dell’Università “G. d’Annunzio”; la prof.ssa Paola Di Renzo, Dirigente Scolastico; Stefano Marchionno e Giustino Angeloni, rispettivamente presidente e socio fondatore  dell’associazione “Noi del Vico”.

A Nagasaki, dopo l’esplosione atomica del 1945 che provocò circa 66.000 vittime tra morti e feriti, un albero di kaki riuscì a sopravvivere sotto le ceneri grazie all’intervento del dottor Ebinuma, botanico di Nagasaki, specializzato nella cura delle piante

Il botanico giapponese, con molta dedizione, riuscì a riportarlo in buona salute. Oggi siamo alla seconda e terza generazione di figli di quel primo albero post atomico; dal suo frutto, infatti, sono stati prelevati alcuni semi da cui sono nate altre piante che il dottor Ebinuma ha iniziato ad affidare ai bambini in visita al museo del bombardamento atomico di Nagasaki, pregandoli di curarle e farle crescere perché diventassero simboli di pace e di amore

Nell’agosto del 1995, grazie al contributo dell’artista giapponese Miyajima, ha preso il via il progetto “Revive time l’albero dei cachi” che cerca genitori adottivi per nuovi virgulti da piantare in tutto il mondo.