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E’ finita. Undici sopravvissuti, 29 morti, zero dispersi. La tragica contabilita’ della strage all’hotel Rigopiano, forse innescata anche dalla mano dell’uomo e dalla sua incuria, e’ terminata. L’ultimo disperso e’ stato trovato. Cadavere, come tutti gli altri da sabato mattina in poi. Sono quindi 29 le vittime in quel resort travolto da una slavina mercoledi’ di una settimana fa. Non ci sono piu’ dispersi da cercare, le ultime speranze – gia’ molto, molto ridotte – sono cadute intorno a mezzanotte, quando la prefettura di Pescara ha dato notizia del recupero del corpo di un uomo e di una donna. Degli ultimi corpi che mancavano all’appello. Un comunicato, due righe per dire appunto 29 vittime e 0 dispersi. Una amara contabilita’ che dopo le prime notizie la mattina di venerdi’ 20 di importanti segnali di vita e quindi di salvataggi – 4 bambini e la madre di uno di loro e poi, a seguire, quello di altri quattro adulti – che avevano fatto sperare per la sorte degli altri si e’ poi tramutata in un assurda e disperata lotteria per i congiunti dei dispersi. Ogni volta che c’era il recupero di una vittima, dapprima – all’esterno, nei luoghi di raccolta dei parenti, l’angosciante domanda se si trattasse di un uomo o di una donna. E poi, saputo questo particolare, la domanda su chi si trattasse, di quale nome si trattasse di barrare con un segno di penna o con un clic perche’ deceduto. Una lotteria impensabile eppure protrattasi per giorni, per quattro lunghi giorni, mentre intanto andavano avanti gli esami medico-legali sulle salme gia’ recuperate e si svolgevano i primi funerali.

C’era gia’ chi piangeva e seppelliva i propri genitori, figli, parenti, amici, e chi invece ancora tenacemente sperava comunque. Aggrappandosi a un solo elemento: mancava il corpo, dunque perche’ non credere o illudersi che chi mancava fosse ancora vivo? Non era pero’ cosi’, non e’ stato cosi’: chi mancava era perche’ morto e andava trovato, a lottare erano ormai i soli, generosi e instancabili, vigili del fuoco del nucleo di ricerche in aree disastrate urbane il cui compito era quello di scavare, farsi strada, cercare e, nel caso, restituire un corpo su cui piangere e a cui dare degna sepoltura. Mentre qualcuno all’esterno vigilava anche loro, tenendo d’occhio gli accumoli di neve e prevenendo valanghe: 50 secondi tra l’eventuale allarme slavina e la messa in sicurezza. Cosi’ hanno lavorato gli “angeli della neve”. E cosi’ e’ stato. Non c’e’ piu’ nessuno da salvare e da cercare tra le stanze e gli ambienti devastati del resort Rigopiano, assurdamente in piedi nonostante la slavina e in alcuni dei quali si puo’ procedere in piedi una volta liberati dalla massa nevosa. Il loro compito, disperato e silenzioso, i vigili del fuoco e il soccorso alpino l’hanno svolto. Non manca piu’ nessuno all’appello. Le ruspe possono farsi strada e spianare. Adesso la parola e’ solo alla giustizia, per tutti gli altri resta la riflessione sul perche’ di questa tragedia. Rigopiano restera’ nella storia delle emergenze, una delle tante, italiane.

La pressione esercitata dalla slavina che si è abbattuta sull’hotel, ha calcolato Meteomont, ha pesato 120.000 tonnellate: come “4.000 tir a peino carico”.

 

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