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Il Deputato di Sinistra Italiana Gianni Melilla interpella il Ministro dell’economia e delle finanze

Per sapere – premesso che:

negli ultimi mesi grande attenzione viene riservata, sia da parte dei media e sia da parte del mondo politico-finanziario,  alle vicende che  riguardano il tracollo del Monte dei Paschi di Siena;

nella seduta di lunedì 9 gennaio scorso l’Aula della Camera dei deputati ha esaminato e votato più mozioni per chiedere al Governo di intervenire al fine di dare stabilità al sistema bancario italiano nel suo insieme e restituire la massima fiducia a risparmiatori e investitori;

contestualmente l’Aula si è espressa favorevolmente per l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle vicende e sulle cause che hanno determinato la crisi di Banca delle Marche, Banca popolare dell’Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti, Monte dei Paschi di Siena e Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (mozione n. 1-01457);

in merito alla Cassa di risparmio di Chieti lo scrivente ha già presentato atti di sindacato ispettivo e va ricordato che la problematicità relativa a questa situazione nasce in tempi lontani, ma avrebbe potuto essere fortemente ridimensionata  grazie ad un’adeguata azione di vigilanza da parte delle autorità di controllo all’uopo preposte;

la Carichieti è stata commissariata dal Ministero dell’economia e delle finanze, con decreto del 5 settembre 2014, su proposta della Banca d’Italia ed è stata posta in amministrazione straordinaria per pesanti irregolarità amministrative;

conseguentemente Bankitalia ha nominato Salvatore Immordino nuovo Ad di Carichieti , al posto di Riccardo Sora;

il commissario Immordino ha lasciato l’incarico nel momento in cui è stato nominato dalla banca centrale al vertice della Rev Spa, la cosiddetta “pattumiera” dei crediti deteriorati, questa ultima nomina è avvenuta pochi giorni prima che il giudice fallimentare di Chieti, Nicola Valletta, dichiarasse con sentenza lo stato di insolvenza dell’ex Cassa di risparmio di Chieti, una sentenza che ha tirato in ballo proprio la gestione dei commissari;

il giudice Valletta ha trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica, come è riportato anche sul giornale online ilcentro.gelocal.it del 6 dicembre 2016;

il Fondo interbancario ha finanziato la risoluzione delle crisi di Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e Carichieti, per un totale di 3,7 miliardi che sono stati anticipati da Intesa San Paolo (credito poi parzialmente ceduto a Mps), Unicredit e Ubi Banca (credito poi parzialmente ceduto a Banco Popolare);

il valore totale dell’intervento è servito a coprire le perdite derivanti dalla svalutazione delle sofferenze, per un valore nominale di 8,5 miliardi di euro, ricapitalizzare i nuovi istituti (1,8 miliardi di euro per le quattro succitate banche, compresa Carichieti) e infine creare la bad bank Rev Gestione Crediti SpA (136 milioni di euro) a cui è stato affidato il recupero degli 8,5 miliardi;

il 19 luglio scorso – quando l’ex AD ed ex commissario Immordino era già stato nominato alla Rev SpA – nella sentenza che ha ridisegnato lo scenario dell’ex Carichieti, della debacle e del ruolo dei commissari, il giudice Valletta ha scritto: “Risulta che in atti non vi sono elementi che consentano di affermare l’esistenza di uno stato di insolvenza al momento dell’avvio della risoluzione. Non vi è dubbio invece che l’insolvenza vi fosse al momento dell’emanazione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa. A tale epoca, infatti la Carichieti, proprio in conseguenza delle misure adottate nell’ambito del procedimento di risoluzione, non presentava più alcun elemento nell’attivo patrimoniale, a fronte di passività per 45 milioni di euro”;

l’insolvenza si baserebbe “su perdite scaturite da rettifiche di valore netto dei crediti di cui però non è stata data alcuna giustificazione”;

recentemente, il pm Falasca che conduce tutte le inchieste sulla Carichieti, ha iscritto Salvatore Immordino nel registro degli indagati;

in questi ultimi giorni il dibattito intorno alla vicenda del Monte dei Paschi di Siena è stato soprattutto incentrato sulla necessità di rendere noti, in nome della trasparenza, i nomi dei grandi debitori morosi (la cosiddetta black list) che hanno causato il dissesto della banca, nel dibattito sono intervenuti il presidente dell’ABI, il Garante della privacy, sottosegretari di Governo nonché rappresentanti politici di spicco -:

quali misure intenda porre in essere per chiarire il corretto operato degli ultimi amministratori e dei commissari preposti alla risoluzione della Cassa di risparmio di Chieti, tenuto conto che nella succitata sentenza si lamenta il fatto di non aver potuto verificare se la valutazione dei crediti di difficile o impossibile esigibilità sia stata fatta correttamente o si sia invece rivelata troppo severa, con una svalutazione eccessiva che ha intaccato il patrimonio causando il dissesto;

se, come nel caso di Mps, non ci sia stata una ‘disinvolta’ gestione del credito e quali e quanti siano i maggiori debitori morosi della Cassa di risparmio di Chieti.

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