“Se avete dei sogni e dei miti inseguiteli, ispiratevi a chi ha lasciato un segno nella storia, non a ‘Uomini e Donne’, ricordate che la bellezza svanisce, il talento e il mestiere restano. Cercate di non fuggire dalla gavetta, è una scuola fondamentale, e tenete sempre a mente che diventare flair bartender richiede studio, applicazione, allenamento, anche 14 ore al giorno, disciplina e rigore”. Sono le parole con cui oggi Bruno Vanzan, campione del mondo di ‘Flair Bartending’, tecnica di preparazione di cocktail in modo scenografico, ovvero lasciando volteggiare in aria le bottiglie prima di mescolare, shakerare e versare il drink, si è confrontato con gli studenti dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, ospite d’eccezione di un’Assemblea d’Istituto straordinaria che ha riunito nel Palazzetto dello Sport di via Elettra ben 1.600 studenti, presenti anche la dirigente Alessandra Di Pietro oltre a numerosi docenti. È intervenuto anche il Presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco, che si è complimentato con gli studenti per la capacità di organizzazione e gestione della mega-assemblea, ma soprattutto per l’entusiasmo dimostrato durante il bel confronto con Vanzan.
“Organizzatori e promotori dell’iniziativa – ha ricordato la dirigente Di Pietro – sono stati, in collaborazione con l’Academy Equilibrium Bar Service di Pescara, i rappresentanti degli studenti in seno al Consiglio d’Istituto, ossia Federico Cavicchia, classe V indirizzo Enogastronomia sezione A; Giacomo Di Michele, classe IV indirizzo Enogastronomia sezione E; Lorenza Di Giandomenico, classe III indirizzo Sala sezione B; e Oscar Capricci, classe V indirizzo Accoglienza turistica sezione A. I nostri studenti hanno deciso di utilizzare in maniera assolutamente costruttiva un’occasione come l’Assemblea d’Istituto per promuovere un momento di alta formazione professionale, di incontro con il mondo del lavoro e di confronto con ciò che esiste al di fuori delle mura scolastiche, cercando di apprendere dalle migliori esperienze, pensando al proprio futuro. E io stessa come dirigente ho accolto volentieri la scommessa dei miei studenti per una giornata assolutamente speciale”.
La parola è quindi passata a Bruno Vanzan, per uno scambio di battute di due ore con gli studenti. “Non ho frequentato un Istituto Alberghiero – ha raccontato ai ragazzi Vanzan, oggi 31 anni -, anzi studiavo aeronautica che era il sogno di mio padre. Poi però mi sono innamorato di una professione diversa, quella del barman: ho cominciato facendo il caffè, avevo 16 anni, la mattina a scuola, il pomeriggio in un bar, e alle 23, quando finivo, andavo in un locale accanto in cui c’erano dei ragazzi che facevano Flair, ossia il free style con le bottiglie, ero attratto dal loro modo scenografico di preparare un cocktail. All’epoca pesavo 100 chili, a scuola ero quello preso in giro perché non rientravo nei ‘canoni’ e allora quella del Flair ho capito che era da un lato la mia occasione di rivincita, dall’altro era la possibilità di essere protagonista. Ho cominciato ad allenarmi, a 22 anni ho iniziato a fare esperienza all’estero, in Africa, in Kenya, Congo, Tanzania, poi ho vissuto un anno a Las Vegas, ma non guadagnavo molto. Fino a quando ho deciso di tornare in Italia e di portare a casa quello che avevo imparato. Nel 2011 la svolta: per la prima volta sono arrivato in televisione nella trasmissione ‘I menù di Benedetta’ e da quel momento ho scritto un libro nel 2013, ho vinto 145 trofei e conduco ora una mia trasmissione su Sky, Cocktail House. Ossia a 30 anni sono in televisione facendo non ‘Uomini e Donne’, ma facendo il mio mestiere, dunque se avete dei sogni, inseguiteli e non puntate tutto sulla bellezza che svanisce. E questo riguarda soprattutto le ragazze che vogliono tentare il nostro mestiere. Personalmente preferisco sempre l’intelligenza alla ‘bella presenza’”. Rispondendo alle domande dei ragazzi Vanzan ha ricordato il suo primo cocktail, “l’ho fatto dopo una gavetta di un anno passata a pulire pavimenti e lavare bicchieri. Il primo cocktail, il ‘Sex on the beach’, l’ho preparato a Marco Meloni che era un famoso dj. Personalmente non bevo, preferisco cose semplici, e mi batto ogni giorno per il riconoscimento della valenza della nostra professione in Italia dove si respira ancora un clima un po’ bigotto nei confronti della figura del bartender. E poi la nostra è una professione che richiede studio e passione: nei primi quattro anni mi allenavo 14 ore al giorno nel Flair e il mio trainer mi diceva anche di cambiare idea perché, secondo lui, ‘non ero portato’. Io ho sopperito all’eventuale mancanza di talento con la disciplina e l’allenamento. E per chi ha intenzione di lavorare all’estero, ricordate che la conoscenza delle lingue straniere è fondamentale: a 21 anni, quando ho vinto il mio primo mondiale, sono stato intervistato in inglese da Mtv Live e ho fatto scena muta davanti a 1milione di persone. Quel giorno ho capito quanto fosse importante conoscere l’inglese e oggi parlo 5 lingue straniere”. Subito dopo Bruno Vanzan si è esibito in Flair Bartending dinanzi agli studenti, facendo volteggiare in aria bottiglie e shaker e preparando un cocktail.