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Entra nel vivo il processo davanti al Tribunale collegiale di Pescara su presunte tangenti e appalti che ruota attorno all’Aca (Azienda Comprensoriale Acquedottistica) e che il 17 luglio 2013 porto’ agli arresti domiciliari sei persone. I due imputati, l’ex presidente dell’Aca Ezio Di Cristoforo e Lorenzo Livello, direttore tecnico Aca, sono accusati di corruzione e turbativa d’asta per fatti relativi ad un periodo di tempo compreso tra il 2010 e il 2013. Secondo l’accusa, rappresentata dal procuratore capo Federico De Siervo e dal pm Anna Rita Mantini, le gare turbate all’Aca sono quelle relative alla manutenzione ordinaria della rete fognaria di Pescara per un importo complessivo di 1 milione e 600 mila euro. Le tangenti corrisposte a Di Cristoforo, in diverse tranche, sempre secondo l’accusa, ammontano invece a circa 50mila euro. Nello specifico, oggi e’ salito sul banco dei testimoni l’imprenditore aquilano Claudio D’Alessandro, la ‘gola profonda’ dell’inchiesta, che ha confermato al Tribunale, presieduto dal giudice Rossana Villani, di aver pagato tangenti all’ex presidente dell’Aca. D’Alessandro, che ha gia’ patteggiato davanti al gup una pena di due anni e sei mesi, ha raccontato che l’ex presidente dell’Aca la prima volta gli avrebbe sostanzialmente detto che per aggiudicarsi le gare avrebbe dovuto versare una percentuale sugli appalti. La percentuale era pari al 5-6 per cento del valore di aggiudicazione delle gare. L’imprenditore ha aggiunto che le singole dazioni variavano dai 3mila ai 5mila euro. “Portavo i soldi, sempre in contanti, a Di Cristofaro nel suo ufficio, li mettevo in un giornale o in una busta”, ha detto in Aula. D’Alessandro ha riferito poi di essere andato a portare i soldi anche a casa dell’ex presidente e nella clinica dove Di Cristofaro era ricoverato. In una occasione avrebbe messo i soldi in un cesto natalizio. La consegna sarebbe avvenuta anche in un supermercato di Di Cristofaro a Montesilvano. Tra le testimonianze di oggi anche quella dell’agente del Corpo forestale, Michele Brunozzi, che durante le indagini ritrovo’ in un computer di D’Alessandro il “mastrino delle tangenti”: file con nomignoli, date e cifre abbinate a “orso marsicano” e a “militare coccia pelata”, espressioni che portarono a Di Cristoforo, originario della Marsica, e al tenente colonnello dell’esercito William Basciano. Il tenente colonnello ha gia’ patteggiato davanti al gup un anno e sei mesi. La prossima udienza e’ stata fissata per il 13 giugno. In quell’occasione saranno ascoltati altri testimoni dell’accusa, tra cui l’ispettore della squadra mobile Pavone e alcuni consulenti del pm. Le indagini riguardante l’operazione “Shining light” sono state condotte dal Corpo forestale dello Stato, diretto dal commissario Annamaria Angelozzi, e dalla squadra mobile di Pescara, diretta da Pierfrancesco Muriana