Rifondazione Comunista esprime il pieno appoggio alle lavoratrici e ai lavoratori della Brioni, che lottano per difendere lavoro e dignità. L’annuncio del gruppo Kering non è un fulmine a ciel sereno, come hanno ricordato le organizzazioni sindacali l’emorragia di lavoro dal gruppo Brioni è iniziata dal 2009, proseguita nel 2011 e nel 2014. Quasi 300 lavoratori negli anni hanno già perso il posto di lavoro, ed ora l’attuale proprietà, la holding francese Kering (ex PPR) che acquisì a novembre 2011 il marchio Brioni, ha annunciato l’esubero di 1/3 degli attuali occupati, ovvero 400 persone.
Già a marzo 2011 in un consiglio comunale straordinario a Penne Rifondazione Comunista denunciò la gravità della situazione e i pericoli di oggi. I consiglieri di PD e destra disertarono quel consiglio comunale, i pochi presenti della maggioranza PD tesero a minimizzare le nostre fondate preoccupazioni, accusandoci di allarmismo. Sono trascorsi 5 anni e la situazione è peggiorata drasticamente per Penne e l’intera val Vestina, un territorio martoriato dalla “crisi” e dalle azioni scellerata delle politiche lacrime e sangue della coppia Renzi – D’Alfonso: dagli annunci siamo arrivati alla chiusura di interi reparti del Ospedale. Ci voleva il PD al governo nazionale e regionale per fare peggio di Berlusconi e Chiodi. Pd e destra sono bravi solo a dare i numeri sulla ripresa che non c’è!
La vicenda Brioni ricorda drammaticamente la vertenza Sixty, nella totale latitanza dei parlamentari abruzzesi. Brioni e Sixty sono entrambi importanti marchi della moda, del tanto decantato “made in Italy” e delle eccellenze del territorio. Eppure ancora una volta le pessime scelte aziendali vengono fatte pagare ai lavoratori, nel mentre le stesse aziende hanno continuato e continuano ad attingere ai fondi europei e regionali, proprio con la filastrocca dell’eccellenza del territorio. Le holding della moda mondiale hanno fatto la spesa in Italia, acquisendo decine di marchi e poi queste stesse aziende annunciano esuberi e licenziamenti, è una vergogna!
La nostra sensazione è che si voglia continuare a delocalizzare e distruggere lavoro per aumentare i profitti a discapito di lavoratori e territori, la crisi è solo un paravento per giustificare ennesimi licenziamenti.
Ancora una volta emerge che una legge nazionale contro le delocalizzazioni, come quella che da anni propone Rifondazione Comunista, sarebbe preziosissima. Infatti, nonostante varie forme di sostegno pubblico di cui tante aziende in Abruzzo hanno usufruito, queste stesse aziende in barba a ciò che viene loro concesso sviluppano nel tempo piani di delocalizzazione. L’effetto sul territorio sarebbe dirompente per migliaia di lavoratori tra i diretti e l’indotto.
Rifondazione Comunista sosterrà qualsiasi iniziativa di mobilitazione che i lavoratori e le loro organizzazioni decidano di intraprendere e invita tutte le cittadine e i cittadini a sostenere la lotta dei lavoratori della Brioni in difesa di tutti i posti di lavoro, manifestando mercoledì 9 marzo a Pescara sotto l’Assessorato alle attività produttive della regione Abruzzo.
È drammatico costatare che la vertenza Sixty non abbia insegnato nulla ai politicanti abruzzesi, troppo impegnati a far la fila per un selfie con il teleimbonitore Renzi o a spellarsi le mani alle passerelle del presidente D’Alfonso.