CONDIVIDI

“Altro che casa di vetro, l’Abruzzo continua a essere la Regione dei misteri anche su temi sensibili come la Sanità. Ancora una volta perciò mi sono visto costretto a presentare un esposto alla Procura per fare luce su quanto sta accadendo in questi giorni sull’asse Chieti – Pescara – Città Sant’Angelo. Stando alle notizie circolate sui media locali ma anticipate informalmente nel corso delle audizioni in Commissione di Vigilanza dai Direttori generali delle Asl, dal Direttore del servizio sanità e dallo stesso Assessore Paolucci, confermate da informazioni ricevute da dipendenti di Villa Pini e della clinica Spatocco, alcuni reparti sarebbero stati trasferiti verso le strutture di Pierangeli e Villa Serena. Però, in base a quanto stabilito dalla Legge n.32 del 2007 e al fabbisogno dei posti letto che secondo le norme vigenti hanno una base provinciale, tutto ciò sarebbe vietato. Il tutto è ribadito dal Decreto n.45/2010, che nel riorganizzare la rete ospedaliera regionale ha definito il fabbisogno dei posti letto sempre su base provinciale. Peraltro, sempre dall’interno della clinica Spatocco, mi giungono informazioni relative alla presentazione al Suap di Chieti, in data 4 gennaio, della richiesta di cambio di destinazione d’uso dell’immobile in viale Amendola in struttura residenziale assistita: questo confermerebbe il trasferimento delle chirurgie e dei relativi posti letto in altra clinica privata a Pescara”.

E’ quanto dichiara il Presidente della Commissione di Vigilanza, Mauro Febbo che spiega: “Visto che non è possibile conoscere gli atti ufficiali che mi vengono costantemente negati, nonostante le numerose richieste, sminuendo e mortificando il mio ruolo di Consigliere regionale nonché di Presidente della Commissione di Vigilanza, considerato che non mi è ancora possibile leggere il contenuto del fantomatico decreto n.4 (che sarebbe stato firmato nei giorni scorsi dal commissario ad acta D’Alfonso, sempre da indiscrezioni giornalistiche) e di cui non c’è traccia neanche sul web, ho dovuto nuovamente, per far valere i miei diritti e quelli degli abruzzesi, rivolgermi alla Procura della Repubblica perché a quanto pare è l’unica strada percorribile di fronte a tale modo di agire. Mi auguro che si riesca a far luce su questa vicenda che se confermata sarebbe preoccupante per la Sanità abruzzese sottoposta a una metamorfosi che oltre a stravolgere gli equilibri territoriali, in questo caso penalizzando irrimediabilmente l’area di Chieti e del Chietino, porta a squilibri nel rapporto territoriale tra sanità pubblica e privata che magari sono volutamente indirizzati per altre “operazioni” e sicuramente  rischia di causare danni seri a discapito dei cittadini”.

“Del resto – rimarca Febbo – che il Governatore D’Alfonso e la sua maggioranza di Centrosinistra avessero particolare “attenzione” per le sorti delle cliniche private si era già capito chiaramente qualche mese fa, quando si scoprì la “maxi coccola” di ben 8 milioni di euro arrivata mentre nel pubblico si chiudevano punti nascita, strutture sanitarie e pronto soccorso. Così come con il tentativo di modificare in gran segreto la Legge regionale n°32 del 2007 che comporterebbe evidenti agevolazioni alle cliniche private in occasione del quale il Presidente della Commissione Sanità, in evidente imbarazzo, aveva ammesso di non conoscere la legge che ha firmato. Così come ha fatto l’assessore Paolucci, audito in Commissione Vigilanza. Chi l’ha voluta? Chi l’ha scritta? E dove vuol portare la Sanità abruzzese? Sono questi i grandi interrogativi a cui prima o poi D’Alfonso e i suoi accoliti dovranno rispondere.

Oltretutto rispetto a quanto starebbe avvenendo con il trasferimento di degenti, reparti e personale si profilerebbe una evidente violazione anche degli accordi sindacali relativi alla cessione di Villa Pini. Per questo auspico che si faccia piena luce su quanto sta accadendo e se ci sia il rispetto delle norme. Mi auguro che al più presto vengano resi pubblici atti e documenti ufficiali e si cessi con omissioni e omertà nel gestire la cosa e soprattutto la Sanità pubblica”.

COMMENTI

Il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, ha inviato una lettera al Presidente della Giunta Regionale, Luciano D’Alfonso, in merito al provvedimento con il quale viene autorizzato il trasferimento di posti letto per “acuti” dalle cliniche “Spatocco” e “Villa Pini” di Chieti presso altre strutture situate a Pescara e Città Sant’Angelo.

Nella lettera (che si allega di seguito), il Sindaco chiede di sospendere ogni decisione in merito e di convocare istituzioni ed operatori per condividere con il territorio, mediante un confronto sereno, la migliore soluzione.

«Tale azione – ha dichiarato il Sindaco – oltre a rappresentare un danno socio-economico per la mia città e l’intero circondario del capoluogo, rappresenta un danno per la offerta di prestazioni sanitarie del territorio e parrebbe essere anche un atto in contrasto con la normativa regionale e nazionale vigente in materia.

Chieti e la sua provincia, infatti, secondo i dettami delle leggi e della programmazione sanitaria regionale, hanno diritto oggi a 123 posti letto per “acuti” che, invece, nel disegno di riordino, sparirebbero dal capoluogo e non verrebbero neppure ridistribuiti sul territorio provinciale.
Inoltre, tale scelta creerebbe un pericoloso squilibrio tra offerta e domanda di prestazioni sanitario-assistenziali e ricadrebbe in termini negativi sulla attività del Clinicizzato di Colle dell’Ara già alle prese con problemi di insufficienza di posti letto e carenza di personale in alcuni reparti.

Non bisogna essere esperti analisti o conoscitori di politica sanitaria per comprendere come gli eventuali 123 posti in meno della sanità privata in convenzione, almeno in parte, determinerebbero una maggiore domanda di ricoveri al SS. Annunziata di Chieti, ospedale che, proprio in questi giorni, è finito più volte sui giornali a causa delle barelle in “corridoio”.

Alla luce di quanto espresso – ha stigmatizzato il Sindaco – credo che qualsiasi decisione in merito al trasferimento dei posti letto, stante l’impatto che avrebbe sulla qualità della offerta del sistema sanitario e sulla economia della città e del suo hinterland, debba necessariamente essere ripensata e condivisa anche con il territorio mediante un confronto sereno, non di parte e che abbia quale unico obiettivo la tutela della salute dei cittadini attraverso una offerta di prestazioni sanitarie adeguata e di qualità. Per tale ragione, ho chiesto al Presidente D’Alfonso di sospendere ogni decisione in merito e di convocare istituzioni ed operatori per valutare la migliore soluzione».