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Ha appena compiuto 23 anni il nuovo gioiello del Chieti. Ivan Varone, professione centrocampista, è il nuovo che avanza nel calcio abruzzese. E non ha alcuna intenzione di fermarsi. Tre gol in sei partite sono il biglietto da visita di questa mezz’ala tutto fare che ha già calamitato l’attenzione dell’Avellino e delle squadre abruzzesi di categoria superiore. La stagione 2015-16 deve essere quella della definitiva consacrazione per lui. Centrocampista “giramondo”, a Chieti sembra aver trovato tutte le prerogative giuste per fare il grande salto. E per tornare nel calcio che conta dopo la sfortunata esperienza di Siena. Aggregato in prima squadra all’epoca della guida di Sannino con i bianconeri in A, Varone fu messo fuori gioco da un brutto infortunio alla spalla. Gli scherzi con Troianiello, gli insegnamenti alla corte dei big e lo stage con l’Under 19 di Chicco Evani restano i ricordi migliori di quell’esperienza.

«Ora sono a Chieti, dove ci sono tutti i presupposti per fare benissimo», racconta Ivan che ha scelto i neroverdi dopo essersi consultato con l’agente Donato Giampietro. «Ricordo ancora Napoli – Chieti, ero bambino e tra gli azzurri c’erano Sosa, Berrettoni e Varricchio. Ero allo stadio in quella partita, forse il Chieti era nel mio destino», scherza. «Ringrazio Vitiello e Trovarello per la possibilità concessami, so che il direttore mi seguiva da tempo e finalmente ci siamo trovati. Con mister Ronci mi trovo benissimo, è un martello in campo ma sul piano umano è speciale». Il carattere è la vera forza di Varone, che nella vita privata ha dovuto superare momenti difficili. Non si abbatte per le critiche e non si esalta per i complimenti, ma dice di «preferire uno schiaffo ad una finta carezza».

Partito da Napoli con una valigia di sogni, in Emilia Romagna ha iniziato il suo tour alla ricerca di un posto al sole. «Ho sempre giocato in strada nel mio quartiere, anche quando poi a 5 anni sono entrato nella prima scuola calcio. Il trasferimento a Modena a 10 anni non ha mutato la mia passione, anzi mi ha fatto bene». A Castelfranco in D esordisce in Coppa Italia addirittura a quattordici anni.  Da ricordare, poi, la sua stagione con il Santarcangelo in D nel 2010-11. «Eravamo partiti per salvarci, poi ci siamo ritrovati lassù e non ci siamo più fermati», ricorda con un sorriso. Lo stesso sorriso che lo ha accompagnato a Savona e a San Marino nella scorsa stagione, anche quando le cose non andavano bene. In Liguria era partito alla grande, salvo poi ritrovarsi inspiegabilmente in tribuna. A San Marino, gol al debutto (la sua specialità: è accaduto altre volte, Chieti inclusa) nel giorno della Befana. Era chiuso da Cuffa, Sensi, Soligo e Diawara, ma il suo spazio se lo è comunque ritagliato.

Ora a Chieti vuole imporsi. «Tifo Napoli e mi piaceva un sacco il primo Hamsik, ma se devo scegliere un punto di riferimento dico Yaya Toure», ammette candidamente. In effetti con lo slovacco di Sarri ha qualche affinità. Molto abile negli inserimenti, ha uno spiccato senso del gol ed una struttura fisica invidiabile per un centrocampista che può indifferentemente giocare interno in un centrocampo a 3 o centrale in uno a quattro. «La mezz’ala è il ruolo che prediligo, ma cerco di dare il massimo ogni volta ed in qualsiasi posizione», dice con la proverbiale umiltà. Bravo in entrambe le fasi di gioco, dice di dover ncora lavorare tanto per poter crescere. Ma gli 007 di molte squadre sono presenti all’Angelini per seguirlo. Lui non ci pensa e continua a sudare. «Punto ai 10 gol quest’anno, ma ciò che conta è la squadra. Ci toglieremo delle belle soddisfazioni», è la sua promessa. Parola di Ivan Varone.