Tantissime persone hanno risposto al nuovo appello di “Pescara ha memoria”, la giornata evento a cura della Presidenza del Consiglio Comunale, in collaborazione con l’ANPI Pescara, nata nel 2014 per ricordare i bombardamenti del 31 agosto e del 14 settembre di 72 anni fa. Ieri sera cittadini, testimoni e rappresentanti delle associazioni civili e militari si sono ritrovati davanti al vecchio muro della Stazione Centrale dove restano i segni delle bombe che sconvolsero il presente della città a un passo dal cammino di formazione della Repubblica che aspettava l’Italia del dopoguerra, insieme al presidente del Consiglio Comunale Antonio Blasioli, del sindaco Marco Alessandrini, del presidente dell’ANPI Enzo Fimiani e delle autorità cittadine.
Tre le tappe fra cui si sono alternati discorsi ufficiali e i racconti di alcuni testimoni quali la sig.ra Anna Maria Cotumaccio e Carlo Sprecacenere oltre al muro, anche Corso Vittorio Emanuele, all’angolo con via Trieste e infine Piazza della Rinascita e con l’ultimo racconto dalla voce del dottor Luciano De Angelis e la proiezione del video “il Martirio di Pescara” realizzato dal regista Stefano Falco con immagini d’epoca per tornare all’eco di quella fine estate. L’ultima tappa stamane, al sacrario delle vittime civili dei bombardamenti, dove è stato portato il saluto della città.
“Pescara è dal 2001 Medaglia d’oro al valore civile. Fu il Presidente della Repubblica Ciampi a conferircela per l’alto numero di morti che la città subì proprio per quei bombardamenti che ricordiamo – sottolinea il presidente del Consiglio Comunale Antonio Blasioli – Siamo giunti al secondo anno di questo appuntamento e vorrei che questo evento fosse istituzionalizzato, come avviene in molte città d’Italia. Pescara subì il primo bombardamento il 31 agosto, ad opera degli alleati dell’Italia alla guerra, il bombardamento doveva essere un bombardamento strategico. Gli alleati erano a Termoli e volevano raggiungere entro dicembre Roma, passando per Pescara e raggiungendo così la capitale tramite la Tiburtina. Si voleva colpire la stazione e alle mie spalle c’è un muro che reca ancora i segni del bombardamento ma circa 850 quintali di bombe non vi riuscirono. Quel giorno, era un martedì pieno di sole e con la spiaggia affollata di bagnanti, la città subì il primo attacco aereo da parte delle forze Alleate. Tra le 13.25 e le 13.31, quasi contemporaneamente, si udirono il suono dell’allarme aereo e il rumore dei motori delle “fortezze volanti” statunitensi: tre ondate di B-24 partite dal Nord Africa, arrivarono dal mare. Sganciarono su Pescara cinquecento bombe il cui peso complessivo raggiungeva gli 850 quintali. A peggiorare questo quadro ci pensarono le carenze e la disorganizzazione che caratterizzavano il sistema di protezione civile dell’epoca. In un giorno solo, 20.000 dei 54.000 abitanti si allontanarono, per poi tornare l’8 settembre all’annuncio dell’armistizio, credendo che la guerra fosse ormai alla fine.
Dopo il 31 agosto la nostra città subì altri 8 bombardamenti. Ma il più grave di tutti fu quello che colpì la stazione ferroviaria dove la folla stava saccheggiando dei vagoni carichi di merci. Le bombe che caddero lì vicino provocarono tra i 600 e i 900 morti, nel raggio di centinaia di metri. Il risultato di questa nuova incursione, oltre alle migliaia di morti, fu quello di convincere l’80% dei pescaresi ad andarsene di nuovo. In un momento in cui i venti di guerra spirano un po’ dovunque nel mondo e spesso li percepiamo lontani da noi, bisogna ricordare che solo 72 anni fa, nell’agosto del 1943, quella guerra fu tra le nostre mura. Colpì la nostra città e la distrusse nel 80% cambiandola, privandola di rughe ma soprattutto modificandole la natura. Pescara era una località turistica, molto apprezzata in Italia e in Europa. Molte famiglie delle vittime in questi giorni mi hanno contattato. A loro dico: sentitevi proprietari di quella medaglia d’oro. Siamo fieri di voi, per il prezzo pagato per quella liberazione. Ma la memoria dei bombardamenti ci è utile anche per lanciare un messaggio ai nostri concittadini pescaresi. Seppero eliminare i detriti da Piazza Salotto. Era costruita prima Piazza Salotto e non è un caso che quello spazio prese il nome di Piazza della Rinascita. Quell’esempio ci sia da guida anche in momenti difficili come quello che viviamo. Per nulla paragonabile ad una città distrutta per l’80% ma comunque un momento finanziario difficile. In un momento come questo la città faccia leva sul cuore dei Pescaresi e sui sentimenti dei grandi operatori cittadini e superi le difficoltà della crisi”.
“Il valore della memoria è un valore inestimabile – aggiunge il sindaco Marco Alessandrini – perché appartiene a tutti e ognuno di noi può dare il suo contributo per accrescerlo e conservarlo, portarlo nella propria vita per migliorarla in consapevolezza. Abbiamo ascoltato il racconto di tante persone ieri sera in piazza, che si sono unite ai tanti che hanno seguito il filo della memoria che abbiamo tessuto appena ci siamo insediati. Racconti toccanti di dolore, da parte di persone che non sono stati semplici sopravvissuti, ma fautori della rinascita e interpreti di quella memoria che hanno incarnato consegnandocela attraverso i loro ricordi. Noi continueremo a farlo perché parti così sensibili della nostra storia non vengano dimenticate e ci facciano da guida per quella che dovremo costruire, lontano da guerre, contrapposizione e nel segno di una rinascita di cui Pescara ha esperienza e per cui non ha mai risparmiato forza perché avvenisse”