E’ lo spettacolo allo stato puro. Lo spettacolo per tutti, da 1 a 70 anni. Passeggini, bimbi molto piccoli in braccio, ragazzini che saltavano, coppie abbracciate, gruppi di amici che ballavano e anziani sorridenti seduti sugli spalti.
Questo lo scenario del concerto di Jovanotti allo Stadio Adriatico dello scorso mercoledì 22 luglio. Più che ad un concerto, sembrava di essere in piazza, in quelle piazze dove sono rappresentate diverse realtà. Due ore e mezzo di spettacolo, per il terzo anno consecutivo Lorenzo continua a far ballare e cantare il pubblico di Pescara.
Un concerto con un’impronta futuristica, ad aprire è stato, infatti, un ologramma di Ornella Muti che veniva dal futuro e voleva riportare Lorenzo in quel lontano 2015, a Pescara, e lui non si fa pregare, entra in scena con un cavallo di battaglia che conosce anche chi non lo segue dagli esordi, Penso positivo, per poi riproporre di nuovo un ologramma, quello di Fiorello che lo presenta con tutti i fasti di cui lo showman è capace e allora via ai pezzi del nuovo disco per poi andare di poco indietro con brani come Sabato e Il più grande spettacolo dopo il Big Bang mentre sullo sfondo si alternano immagini di inquinamento e immagini in cui la natura mostra le sue meraviglie animali, e alternerà poi anche immagini di degrado e di una storia d’amore comune. E’ il Cherubini style, quello di mettere in risalto i contrasti e lo fa anche su se stesso, look sgargiante, tinte estrose e tonalità vivaci per arricchire il suo mondo di allegria e colori.
E poi di nuovo il futuro, compare Sirio che viene chiamata a rispondere ad una domanda difficile, lei può, lei sa tutto, e allora: “Qual’è la distanza tra il cuore e il cervello?” Vari tentativi ma nessuna risposta soddisfacente perchè “non si può mettere in ordine l’amore”. E quindi inevitabili alcune delle sue canzoni d’amore più belle, Stella cometa e Ora. Uno dei momenti più trascinanti arriva con il medley Non mi annoio, Falla girare, Tanto, Muoviti muoviti, fino all’esplosione con L’ombelico del mondo dove l’adrenalina sale alle stelle anche e soprattutto grazie a parte della band che lo segue da anni, uno strepitoso Saturnino al basso e un eccentrico Riccardo Onori alla chitarra che per l’occasione indossa un discreto Kimono. Si torna poi di nuovo nel 2015 con Musica, L’estate addosso, Estate, introdotta da una domanda: “qual’è la più grande invenzione degli italiani?” da un lato del palco un coro di pescaresi urla: “gli arrosticini!” e Lorenzo sembra approvare.
Si torna poi al romanticismo con Le tasche piene di sassi e Serenata rap e anche Tutto l’amore che ho e La notte dei desideri per tornare di nuovo al ritmo e chiudere con il botto con Tensione evolutiva, Mezzogiorno e Ragazzo Fortunato. Dopo l’acclamazione del pubblico torna in punta di piedi regalando una interpretazione sognante di A te e poi indossando un mantello che fa molto rock and roll, canta Gli immortali e Ti porto via con me, perchè è questa la sintesi, Lorenzo porta con sè tutto il pubblico, tutti quelli che sono lì a cantare con lui o che comprano i suoi dischi, ringrazia e ricorda che se Jovanotti e la sua band esistono e si divertono a cantare in giro, è perchè c’è tutta quella gente che si emoziona. “Vorrei essere per voi quello che voi siete per me” è il suo saluto ai pescaresi.