Trenta anni di reclusione: e’ la richiesta del pm del Tribunale di Pescara, Anna Rita Mantini, per Vincenzo Gagliardi, il dipendente delle Poste accusato dell’omicidio dell’ ingegnere informatico Carlo Pavone. Sono presenti all’udienza di oggi, l’imputato, accusato di omicidio volontario premeditato, Adele e Rocco Pavone, rispettivamente sorella e fratello dell’ingegnere informatico, colpito sotto casa a Montesilvano con un colpo di fucile il 30 ottobre 2013 e morto il 16 novembre 2014 dopo un anno di coma. Dopo la requisitoria del pm, parleranno gli avvocati delle parti civili e la difesa di Gagliardi. Secondo l’accusa, l’imputato, che in passato ha lavorato con la moglie di Pavone e con la quale aveva una relazione sentimentale di cui la vittima era a conoscenza, avrebbe atteso l’ingegnere informatico sotto casa e gli avrebbe sparato. Gagliardi, che si trova in carcere dal 28 maggio scorso, ha chiesto e ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato.
Ammonta a 600 mila euro la richiesta di risarcimento dei danni avanzata dalle parti civili, rappresentate dall’avvocato Massimo Galasso, nell’ambito del processo riguardante l’omicidio dell’ingegnere informatico Carlo Pavone. Nello specifico, l’avvocato Galasso ha chiesto 300 mila euro per la madre della vittima, Concettina Toro, e 150 mila euro per ciascuno dei due fratelli, Adele e Rocco Pavone. Si attende la richiesta di risarcimento per i figli di Pavone, rappresentati dall’avvocato Di Zio. “A noi interessa – ha detto l’avvocato Galasso – che si accerti la responsabilita’ dell’omicidio di Carlo Pavone”. Sulla condanna a 30 anni chiesta stamani dal pm Mantini, “e’ una richiesta assolutamente congrua” – ha detto Galasso