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“Una riflessione in anticipo sulle celebrazioni del 25 aprile a cui l’Amministrazione si sta come di consueto preparando e che quest’anno avrò l’onore di vivere da sindaco della città. Quella scaturita dalla telefonata di auguri a un “pezzo” della Liberazione d’Abruzzo, autorevole e disponibile al ricordo per quanti volessero ancora sentirne la forza, qual è Gilberto Malvestuto.

Il partigiano sulmonese oggi compie 94 anni,  è un reduce della Brigata Majella, nelle cui fila militò come tenente e ieri ha per la prima volta messo piede alla Camera dei Deputati come “padrone di casa”, accolto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dalle altre cariche dello Stato.

A lui sono legato da un amichevole rapporto di stima, l’anno scorso l’ho invitato a parlare del suo 25 aprile e della Brigata durante la campagna elettorale ed è stato davvero emozionante il racconto, oltre che per i fatti, per la tensione a volerlo tramandare, volerlo passare a voci più giovani perché possa continuare a vivere.

Al telefono mi ha raccontato l’emozione della giornata vissuta ieri per quel primo ingresso in uno dei luoghi della Repubblica fra l’eco dei canti della Resistenza e io l’ho invitato a tornare ad essere dei nostri per l’anniversario della Liberazione che ci approssimiamo a celebrare anche a Pescara, perché 70 anni sono tanti, ma non ancora abbastanza perché quei fatti non sembrino più straordinari.

Preparandomi alle celebrazioni mi sono imbattuto nella lettura di diverse testimonianze di partigiani pronti a morire per il futuro della patria e credo che la forza di quanto vissuto da persone come l’ufficiale Malvestuto, sia proprio quella di diventare voce per chi è morto, in nome di ideali semplici, forti, puliti quali quelli della libertà che oggi ci appartiene e che loro hanno incarnato.

Oltre agli auguri per il compleanno, fortuitamente vicino alla data del 25 aprile, mi sono impegnato affinché la nostra città sia voce forte e chiara di quei diritti, di quei valori e della memoria di un periodo fondamentale della nostra storia in cui molti furono disposti a dare la propria giovane vita perché l’Italia rinascesse diversa”.