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«No GAP, No Gioco d’Azzardo Patologico. Chieti è orgogliosa di contribuire a far crescere una cultura diffusa contro la diffusione di tale dipendenza affrontando, soprattutto con le nuove generazioni, i rischi, i danni e i costi sociali derivanti da tale patologia – è quanto ha dichiarato stamani il Sindaco di Chieti, Umberto Di Primio, nel corso del convegno “Il GAP: illusioni, rischi e costi sociali” organizzato dal Comune di Chieti in collaborazione con l’Università “G. d’Annunzio”, il Kiwanis Club Pescara e la Asl 02 Lanciano-Vasto-Chieti–.

Una tematica, quella del gioco d’azzardo patologico – ha proseguito il Sindaco – che credo vada sempre più affrontata dalle istituzioni in ragione dei conseguenti comportamenti capaci di provocare alterazioni gravi nelle dinamiche familiari e sociali e conseguenze importanti anche sotto il profilo economico.

Sulla problematica del gioco d’azzardo, l’Amministrazione Comunale, oltre ad aver previsto sotto il profilo tributario uno sgravio del 40% per gli esercizi commerciali che dismettono le apparecchiature dei giochi elettronici a pagamento, ha siglato, nel febbraio 2013, un protocollo d’intesa con la ASL 02 finalizzato all’attuazione di azioni comuni per la prevenzione e l’adozione di interventi in caso di bisogno. Secondo i dati forniti dalla Asl, sono già 28 gli utenti (21 uomini e 7 donne) sul territorio di Chieti che si sono rivolti al servizio per problemi derivanti dalla dipendenza da GAP.

Parlare di tali argomenti credo sia fondamentale, così come altrettanto importante è non abbassare mai la guardia – ha poi evidenziato il Sindaco – se si pensa che nel 2004 erano 24 i miliardi di euro spesi in Italia per il gioco d’azzardo e nel 2013 sono diventati 84, a fronte di una crisi economica internazionale senza precedenti e di una infiltrazione mafiosa sempre più massiccia che attua meccanismi di riciclaggio intorno a tale attività. Per citare Adam Smith: “non è mai esistita e mai esisterà al mondo una lotteria perfettamente equa ma nessun uomo, per quanto sano, è immune dall’ assurda fiducia nella propria fortuna.»