“La felicità sotto casa”: presentato a Pescara l’ultimo volume di Franco Piccinelli

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Ad oltre un anno di distanza dalla scomparsa di Franco Piccinelli, la Fondazione Pescarabruzzo proporrà una rilettura dell’ultimo volume “La felicità sotto casa”, per ricordare la capacità di un autore che sulle orme di Pavese, Fenoglio e Ravelli ha dedicato molta parte della sua attività alla “cultura contadina”.

Alla ricchezza culturale Piccinelli ha unito altresì uno straordinario vissuto. Si ricorda in particolare il drammatico attentato che subì nel 1979 quando, direttore della redazione giornalistica Rai di Torino, venne gambizzato dai terroristi delle Brigate Rosse.

Il Presidente della Fondazione Pescarabruzzo, Nicola Mattoscio, sottolinea come “l’occasione voglia essere propizia per richiamare l’attenzione, sia pure da un punto di vista letterario, su una parte importante della nostra regione, cioè il nostro mondo contadino, ed i legami che la stessa ha con l’impegno a difesa dei valori democratici che ci derivano dal lascito morale in primo luogo della Brigata Maiella; valori che significano essere anche contro qualunque terrorismo, come quello di cui è stata vittima l’autore”.

Alla Presentazione, che si terrà a Pescara giovedì 26 marzo (ore 17:30) presso  la Convegni Fondazione Pescarabruzzo curata dalla giornalista Rai Maria Rosaria La Morgia e dalla docente StevkaSmitran interverranno il Sindaco della città di Pescara, Marco Alessandrini, il Comandante della Legione dei Carabinieri, Generale di Brigata Claudio Quarta ed i figli di Piccinelli: la giornalista Laura Piccinelli e l’attuale Comandante provinciale dei Carabinieri di Pescara, Col. Paolo Piccinelli.

Chi era Franco Piccinelli: nato a Neive nel 1933, è una delle più grandi firme del giornalismo italiano: giornalista, autore e scrittore. Nella lunga carriera letteraria ha ottenuto i più prestigiosi riconoscimenti nazionali per la narrativa quali il Bancarella, il Viareggio, il Pavese, il Mediterraneo, e due volte il Chiavari. Eppure è sempre rimasto avulso alla mondanità. Definiva se stesso un contadino, non per estrazione familiare, ma per mentalità. Il territorio in cui era nato e cresciuto, le tradizioni delle famiglie e dei paesi delle Langhe, attraversano come un lungo e costante fluire le sue opere.