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Ancora senza soluzione il caso di Donatella Grosso – la trentenne romana laureata in Lingue alla D’Annunzio e con la casa in via Monte Velino a Francavilla – scomparsa nel luglio 1996. A quasi 20 anni dalla scomparsa, tra archiviazioni e riaperture del caso, non è stata scritta la parola fine alla drammatica vicenda.

La mamma della ragazza, Tina Grosso, 81 anni, rimasta vedova cinque mesi fa del compagno Mario, il battagliero papà che per 18 anni è stato in prima linea nella vana ricerca della verità, ha firmato un atto inevitabile per non ingolfare l’asse ereditario paralizzato dal 1996 ed affidato al tribunale di Chieti, nella persona del presidente Geremia Spiniello, il compito di far scattare il conto alla rovescia di sei mesi prima di certificare che Donatella va dichiarata “presunta morta”. Ad agosto prossimo, Donatella Grosso sarà dichiarata morta alla mezzanotte di quel 26 luglio 1996, perché la legge vuole che chi è scomparso da più di 10 anni risulti ufficialmente deceduto al momento della sparizione. Per la vicenda è stato indagato per omicidio e occultamento di cadavere l’ex fidanzato di allora, senza esito finora nonostante il lavoro dell’avvocato Giacomo Frazzitta, lo stesso che segue Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, al quale da qualche tempo si è affidata la famiglia Grosso.

Il caso, infatti,  non ancora ufficialmente chiuso, resiste a fatica in tribunale e il gip , sulla spinta delle sollecitazioni del legale siciliano che chiede anche test del Dna su alcuni reperti tra i quali una lettera inviata ai genitori dalla ragazza (sul reale mittente della stessa c’è più di un dubbio), ha già respinto due richieste di archiviazione.

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