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Omicidio volontario premeditato e’ la nuova accusa contestata, oggi, dal pm del Tribunale di Pescara, Anna Rita Mantini, a Vincenzo Gagliardi, dipendente delle Poste, per l’agguato a Carlo Pavone, l’ingegnere informatico di 43 anni deceduto il 16 novembre 2014 in ospedale, a Pescara, dopo un anno di coma, essendo stato colpito da un proiettile che lo ha raggiunto alla testa.

Alla luce della nuova contestazione, l’avvocato di Gagliardi ha chiesto al giudice Carla Sacco i termini a difesa per valutare se chiedere ancora per il suo assistito, inizialmente accusato di tentato omicidio, la possibilita’ di essere giudicato con il rito abbreviato. Nello specifico, il difensore di Gagliardi aveva chiesto il rito abbreviato condizionato all’audizione di alcuni testimoni e ad una perizia balistica. Intanto, sono state depositate le richieste di costituzione di parte civile da parte della madre, del fratello e della sorella di Pavone. Anche la moglie della vittima ha presentato la stessa richiesta per conto dei figli. La prossima udienza si terra’ il 21 aprile alle 12.30.

Sempre oggi, e’ stata depositata e discussa, in sede di incidente probatorio, la perizia del prof. Vittorio Fineschi, medico legale, e del prof. Massimo Sottini, neurologo, incaricati dal gip di Pescara, Maria Michela Di Fine, di accertare le cause e i mezzi del decesso di Pavone e individuare il nesso di causalita’ tra la morte di Pavone e la condotta di Gagliardi, oggi presente in Aula. I due consulenti hanno confermato il nesso di causalita’ tra la morte di Pavone e il colpo di fucile. Gagliardi, che si trova in carcere dal 28 maggio scorso, in passato ha lavorato con la moglie di Pavone e con la quale aveva una relazione sentimentale di cui la vittima era a conoscenza.