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Venerdì 4 aprile 2025, la stagione musicale della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” si completa con un concerto di straordinario impatto artistico, del tutto unico e affascinante, animato da misteri, riti magici e sortilegi evocati dalla musica composta da Felix Mendelssohn-Bartholdy, Camille Saint-Saens e Modest Musorgskij.

Sul palcoscenico del Teatro Massimo di Pescara alle ore 21, il Maestro Pasquale Veleno dirige il Coro dell’Accademia di Pescara, il Coro del Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, il Coro e l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Pescara e i solisti Annunziata Vestri, contralto, Riccardo Della Sciucca, tenore, Vittorio Vitelli, baritono, e Alessandro Abis, basso, in un programma che prevede un’opera

di straordinaria ispirazione per soli, coro e orchestra, raramente eseguita, come “La prima notte di Valpurga” di Felix Mendelssohn-Bartholdy e prosegue poi con

Una notte sul Monte Calvo” di Modest Musorgskij e con la “Danza Macabra” di Camille Saint-Saens.

l prezzo del biglietto di ingresso è di 20 euro. Il concerto avrà inizio alle 21.

Come scrive Tania Buccini nel presentare il concerto, la «musica riesce ad evocare riti ancestrali presenti profondamente nell’identità culturale dell’uomo, anche se spesso ridotti alla “damnatio memoriae” dal credo religioso che ha sempre visto, nei riti antichi un potenziale, quanto inarrivabile nemico.»

Pare che alla prima esecuzione, nel 1875, la Danza Macabra fosse accolta da fischi. Se è vero, la nemesi storica è stata fulminea, perché da sempre questa scena di sabba notturno ha incontrato i più divertiti favori: a cominciare da Liszt, che ne ha subito realizzato una trascrizione pianistica. Per la verità, questa musica Saint-Saëns l’aveva composta dapprima per canto e pianoforte – su un buffo, onomatopeico testo di Jean Lahor, pseudonimo di Henri Cazalis – e poi, nel 1874, volta in veste di poema sinfonico. Anzi proprio in questo campo, del poema sinfonico, Saint-Saëns si può considerare il primo seguace di Liszt, ammiratissimo dall’autore francese; il quale, come discepolo, non punterà alle stesse ambizioni filosofico-metafisiche del suo modello. Infatti i quattro poemi sinfonici, scritti in tutto da Saint-Saëns in una manciata d’anni, sono piuttosto delle pitture musicali, dei brillanti affreschi descrittivi che si ispirano, tre su quattro, a soggetti mitologici. Tutti però si segnalano per l’assoluta limpidezza della forma e per la riuscita degli effetti strumentali.

La notte di San Giovanni sul Monte Calvo, schizzo sinfonico più semplicemente noto come “Una notte sul Monte Calvo” come come lasciato da Musorgskij (cercò variamente di utilizzarlo, senza mai riuscirvi) si articolava in quattro momenti: Il convegno delle streghe – II corteo di Satana – Trionfo di Satana – Sabba delle streghe. Rimskij-Korsakov riordinò il brano in sei episodi, aggiungendo un tranquillo finale dopo l’Allegro feroce. La struttura della Fantasia da concerto è pertanto questa (non necessariamente indispensabile, però, alla comprensione della musica): Suoni sotterranei di voci sovrannaturali – Apparizione degli spiriti delle tenebre e di Satana – Trionfo di Satana e “Messa Nera” – Sabba -Suono della campana che disperde gli spiriti delle tenebre – Sorgere del giorno. L’orchestra è piuttosto nutrita; la percussione include, con i timpani, piatti e grancassa; il tam-tam interviene nei momenti di esasperazione fonica e timbrica, ottenuta nel “crescendo” di una geniale sovrapposizione di strati sonori. Allo smalto timbrico si unisce la ricchezza armonica (cara a Musorgskij), per cui la Fantasia passa attraverso varie tonalità, prima di giungere al re maggiore del conclusivo Poco meno mosso, avviato dai rintocchi lunghi di una campana, risuonanti in un alone fonico assicurato da flauti, clarinetti, fagotti e violoncelli. Sono sei lenti rintocchi, dai quali si distacca una melopea dei violini (con sordina), poi interrotta da altri sei colpi della campana, sostenuti dall’area vibrazione dell’arpa. Dall’evanescenza del quarto rintocco di questa seconda serie, si libera il canto del clarinetto che, dopo il quinto suono della campana, cede il passo al flauto dischiudente, in sette battute, la limpida luminosità di uno spazio nel quale fanno in tempo, prima dell’ultimo rintocco, Modinka e Korsinka, a scambiarsi ancora un bagliore d’intesa.

La prima notte di Valpurga, per soli e coro, terminata nel 1841, fu uno dei progetti più esigenti e complessi di Felix Mendelssohn, pari in importanza, se non nella durata, ai due Oratori maggiori, il Paulus (1836) e l’Elijah (1846): e nel risultato è uno dei suoi capolavori. Lo stile della musica di Mendelssohn è drammatico e severo, e con gli accentuati contrasti tra un episodio e l’altro egli ottiene una tensione maggiore di quella del testo poetico. Ciò accade subito, sin dall’inizio sinfonico, nella mirabile transizione dalla bufera invernale al canto del tenore (“Es lacht der Mai”, “Sorride il maggio”), attraverso una splendida pagina strumentale, riccamente modulante, serena e a mano a mano più chiara: è la capacità che ha Mendelssohn di esaltare la propria fantasia poetica di fronte a un paesaggio notturno. I canti dei fedeli pagani (sacerdoti druidi e popolo) sono solenni ed entusiasti, espressione di eroica costanza anche di fronte al pericolo. Sicura è l’efficacia anche degli effetti imitativi e descrittivi, come la lesta e scattante invenzione strumentale sul sillabato dei guardiani pagani (Allegro leggero, n. 4) che si incitano l’un l’altro a disperdersi nascondendosi nei boschi. Il momento di massima intensità spirituale è la preghiera del sacerdote col coro (Andante maestoso, n. 3, la minore), una pagina religiosa non indegna affatto di un oratorio cristiano. Interrotta dalle esclamazioni di spavento dei militi cristiani (Allegro non troppo, n. 8, do minore), riconferma la sua forza nel fulgido do maggiore finale.

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