Lo scorso 26 giugno avevo presentato l’ennesima interpellanza in Consiglio regionale per avere ragguagli circa il futuro dell’area ex Fea di Lungomare Matteotti. Piuttosto che ottenere risposte esaustive, ho assistito al consueto scarico di competenze e responsabilità tra Assessori, in particolare tra l’Assessore alla Cultura e quello al Patrimonio, il quale ha deciso di non rispondere ad alcuni quesiti che gli erano stati rivolti.
Lo stesso rimpallo di competenze si ripete ora, con delibere di Giunta regionale che si susseguono a poche settimane di distanza l’una dall’altra, per evitare di accollarsi l’onere di dover decidere sulla conformità della nuova proposta di Fea srl, che contempla la realizzazione di un Art Hotel inizialmente non previsto e un cospicuo aumento di cubature.
L’ultima delibera, la n. 664 del 21 ottobre 2024, revoca in autotutela la precedente n. 620, approvata 14 giorni prima, e quindi stoppa (per il momento) la realizzazione dell’Art hotel all’interno del sito Ex Fea.
Non voglio in questa sede ricostruire il lungo iter procedurale iniziato nel 2016, ma è bene ricordare come la precedente giunta di centrosinistra, allo scopo di riqualificare una zona centrale e di pregio ponendo fine al lungo calvario dei residenti di via Foscolo, lungomare Matteotti e via Manzoni, decise di utilizzare lo strumento della concessione di valorizzazione ex art. 3 D.Lgs. n. 351/2001 per valorizzare il sito e recuperare l’idea della stazione quale punto di partenza per un viaggio sensoriale tra musica, arte, cultura e enogastronomia.
L’inquinamento e i costi della bonifica hanno rallentato di molto la concessione, oggetto anche di una novazione contrattuale che ha allungato il tempo di 4 anni, acconsentita dal Servizio Patrimonio con la DGR dell’8 marzo 2024 (due giorni prima delle elezioni regionali del 10 marzo), dopo un lungo carteggio tra la società Fea srl e la Regione.
Stranamente però, prima ancora che si novasse il contratto, il 9 novembre 2023 la Fea srl aveva presentato una variante sostanziale al progetto basata sulla realizzazione di un Art Hotel, con il chiaro scopo di recuperare i fondi spesi negli anni per la messa in sicurezza del sito e la caratterizzazione ambientale.
Il Comune di Pescara, in pieno periodo elettorale, ovvero nel Consiglio comunale del 24 aprile 2024 (Deliberazione n. 48), ha approvato il progetto e chiesto alla Regione Abruzzo di esprimersi sulla sua conformità in relazione all’offerta economica presentata e agli obiettivi prefissati nel bando.
La Regione per il tramite del “Servizio Beni e Attività culturali” ha quindi nominato un RUP, che si è espresso una prima volta negativamente, con nota del 27 giugno 2024, sostenendo che le volumetrie del nuovo progetto fossero superiori a quelle contenute nel bando, e poi una seconda volta positivamente, con nota prot. 298526/24 del 18 luglio 2024, e solo a seguito della ricezione di alcune osservazioni della Fea srl secondo cui la cubatura di 5800 mc non era la massima assentibile – stimata invece in 10.540 cm –, senza tuttavia mai entrare nel merito della compatibilità dell’Art Hotel e del permesso in deroga presentato dalla società con il progetto originario e le prescrizioni del bando.
Tuttavia, il ripensamento del RUP – ricordiamo, nominato dal <<Servizio Beni e Attività culturali>> – non viene mai fatto proprio dal Servizio stesso, che anzi con la Delibera n. 620 del 7 ottobre 2024 revoca la precedente delibera n. 488 del 23 agosto 2022 che assegnava al Servizio la gestione del contratto di valorizzazione, dimenticando però di revocare la delibera 202/2024 che ribadiva analoga assegnazione. A questo proposito vale la pena precisare come il <<Servizio Beni e Attività culturali>> abbia attualmente come dirigente proprio il vecchio RUP del bando del 2019.
La patata bollente sembra dunque tornare nuovamente nelle mani del “Servizio Patrimonio”, che però a distanza di soli 14 giorni, in attesa di una nuova valutazione dell’interesse pubblico, revoca in autotutela la stessa delibera n. 620/2024 che intendeva attribuirgli la competenza della questione. Sostiene questa revoca sulla base di alcune argomentazioni:
1) Non è stata revocata la DGR n. 202/2024, che attribuiva anch’essa la competenza al “Servizio Beni e Attività culturali”;
2) E’ il “Servizio Beni e Attività culturali” che ha provveduto a nominare il RUP a cui è stato assegnato il compito di valutare la conformità del nuovo progetto,
3) Sottolinea che gli esiti del lavoro non sono stati mai fatti propri dal “Servizio Beni e Attività culturali”, conditio sine qua non per il prosieguo.
Il “Servizio Patrimonio” rispedisce insomma la palla nel campo del “Servizio Beni e Attività culturali”, che fino ad oggi si è occupato della questione, attendendo appunto che questo Servizio si esprima sulla conformità del progetto dell’Art Hotel e della richiesta del permesso in deroga rispetto al bando e al progetto iniziale aggiudicatario.
È importante notare intanto come all’interno della DGR n. 664 del 21 ottobre 2024 vi sia più di un passaggio in cui viene evidenziata la mancanza di specifici contenuti nella proposta progettuale presentata da Fea srl e i «non esaustivi contenuti della stessa».
Come già ribadito più volte, non intendo entrare nel merito di questa modifica, se non limitandomi a sottolineare come a pochi metri più a nord il Carlton sia stato da poco abbattuto per diventare una palazzina, e che il nuovo progetto comporta un significativo aumento delle volumetrie (che passano da 5800 a 8400 mc) oltre che sostanziale un divieto di accesso pubblico. Aspetti che con ogni evidenza contrastano con il bando di valorizzazione del 2017.
Evidentemente le criticità che hanno attirato la mia attenzione devono generare più di un timore all’interno della Giunta Regionale, dato che prima si è trincerata nel silenzio e poi ha nominato un RUP che ha cambiato valutazione nel corso del lavoro senza che i relativi risultati fossero fatti propri dai servizi regionali, i quali continuano a litigare tra loro per non assumersi la responsabilità della scelta.
La Giunta Marsilio si metta d’accordo e comunichi al più presto la decisione adottata. Lo deve soprattutto ai residenti, che continuano a convivere con un’area abbandonata divenuta regno dell’incuria e riparo per senza fissa dimora.