Acqua, dall’Abruzzo alla Puglia almeno 4.000-5.000 litri al secondo dal Tirino per lo studio commissionato da Acquedotto Pugliese a Politecnico di Bari e Università di Chieti-Pescara.
Il Forum H2O “una volta e mezza l’acqua captata dall’ACA per l’intera valpescara, quasi tre volte quella distribuita ai rubinetti dopo le perdite“
Gli attivisti: “Marsilio e tutte le amministrazioni prendano posizione sulla questione, ponendo l’obiettivo di rifare le reti di distribuzione“
Puntare a nuove captazioni vuol dire solo disperdere ancora più acqua dalle reti colabrodo con enorme dispendio economico e danni ambientali su fiumi e sorgenti già sofferenti.
Acquedotto Pugliese potrebbe captare fino a 4-5 mc al secondo (cioè 4.000-5.000 litri al secondo) dalla sorgente “Basso Tirino” per poi trasferirla in lunghissime condutture fino alla Puglia.
Questo è il passaggio chiave della relazione tecnica elaborata dal Politecnico di Bari e dall’Università di Chieti (Luigi Berardi e Sergio Rusi a firmare l’elaborato per l’ateneo abruzzese) per conto di Acquedotto Pugliese, a seguito della stipula di una Convenzione nel 2022 del valore di 100.000 euro.
Il Forum H2O svela in una conferenza stampa i contenuti della relazione, documento che riporta la data di Giugno 2023.
Si tratta di una quantità enorme di acqua. Per dare l’idea, l’ACA per l’intera val Pescara, Pescara e Chieti comprese, capta alle sorgenti poco più di 3.000 l/s, riuscendo a distribuirne circa la metà. Pertanto sarebbe trasferita in Puglia una volta e mezza l’acqua captata attualmente a monte e quasi tre volte quella che viene effettivamente distribuita! La sorgente su cui mira Acquedotto Pugliese è quella denominata “Basso Tirino“, posta pochi metri a valle dell’abitato di Bussi. Attualmente sul posto vi è uno sbarramento che indirizza il flusso idrico in una condotta per produrre energia elettrica: da qui l’acqua ritorna nel fiume Tirino e quindi nel Pescara.
Gli universitari hanno proceduto ad effettuare il rilievo geologico e idrogeologico di dettaglio, il rilievo LIDAR e le analisi geochimiche e isotopiche dell’acqua.
Nelle Conclusioni si può leggere testualmente “Gli elementi di conoscenza aggiuntivi hanno permesso, altresì, di fornire indicazioni circa la configurazione ottimale dell’opera di captazione“.
Evidenziano poi che “Le acque della sorgente del Basso Tirino presentano interessanti prospettive di sfruttamento ad uso idropotabile, sia per la buona qualità delle acque che per la quota della sorgente” e che appunto “la capacità di captazione stimata è di almeno 4-5 mc/s“.
Secondo gli autori della relazione, le indagini geochimiche hanno dimostrato che l’acqua proviene da punti di infiltrazione in alta quota sui massicci posti a monte. Inoltre per il fatto che non sono state osservate significative variazioni climatiche “è possibile effettuare valutazioni rassicuranti in prospettiva circa l’efficacia di un investimento per la valorizzazione di questa sorgente ai fini idropotabili“.
Infine gli autori prospettano alcune problematiche circa l’impatto della diminuzione della portata del Tirino e del Pescara sulla produzione idroelettrica ed evidenziano che, essendo posta appena a monte del Sito di Bonifiche, non ci dovrebbero essere criticità da questo punto di vista.Lo studio segue quanto era stato già preconizzato alcuni anni or sono, prima nel 2001-2003 con l’ipotesi di “vendita” dell’acqua abruzzese per rifornire la Puglia per il tramite della società Binnie Black and Veatch, fermata da una vera e propria sollevazione popolare promossa dal Forum H2O, e poi con la riproposizione dell’idea nel 2020 nel Piano industriale della società pugliese.
La relazione, commissionata nel 2022, di fatto è l’attuazione di quanto accennato nel Piano.
Il Forum H2O chiede in primo luogo al Presidente Marsilio e a tutte le amministrazioni di schierarsi in maniera definitiva su questa ipotesi su cui Acquedotto Pugliese sta lavorando da anni con iniziative molto concrete. Servirebbe anche aggiornare il Piano di Tutela delle Acque della regione per scongiurare definitivamente il ripetersi di queste proposte chiarendo che il sistema idrico abruzzese nei prossimi anni, se non decenni, non può permettersi progetti di questo genere.
Il presidente della Regione dovrebbe chiarire che in epoca di crisi climatica, è imperativo risolvere la vergogna e lo scandalo delle perdite delle reti colabrodo con il rifacimento delle stesse in un arco di tempo di dieci anni.
Servono grandi investimenti? Da tempo ripetiamo che la priorità è l’acqua senza la quale vi è il collasso del sistema sociale ed economico; pertanto invece di pensare a opere faraoniche come il Ponte sullo Stretto, terze corsie autostradali, si torni ai cosiddetti “fondamentali” che connotano una civiltà. L’acqua nelle case e nelle aziende è uno di questi fondamentali.
Le perdite fisiologiche di acquedotti moderni sono al massimo del 10%; in Abruzzo arriviamo a punte del 60%; Acquedotto Pugliese dichiarava nel 2023 il 47%.
La faciloneria con la quale si pensa sempre a nuove captazioni con ulteriore
sottrazione di acqua dall’ambiente è sconcertante perché non fa altro che reiterare l’errore che ha causato il disastro che sta sotto gli occhi di tutti: i sistemi naturali sono finiti e già oggi il nostro impatto su di loro è del tutto insostenibile.
Quale logica può avere immettere più acqua, con captazioni e operazioni costosissime, anche di tipo gestionale (basta pensare alla necessità di grandi quantità di energia elettrica per i sollevamenti) in reti di distribuzione colabrodo dove gran parte verrebbe persa invece di rifare le reti recuperando così la quota di acqua che manca nelle case e nelle aziende?
Si allega la relazione (senza l’allegato con i referti analitici delle analisi), scaricabile qui: