Nella giornata di domani il Consiglio regionale esaminerà il progetto di legge sull’assestamento di bilancio che include la norma programmatica che consentirà alla Regione Abruzzo (con una legge che andrà in aula probabilmente a settembre) di definire la quota di mutuo da contrarre per la realizzazione a Pescara della nuova sede della Giunta regionale, che come ormai è del tutto evidente non sarà affatto una sede unica.
Si tratta di una norma programmatica in quanto, per contrarre il mutuo, la Regione Abruzzo dovrà approvare il rendiconto e l’assestamento. Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti per scongiurare questa possibilità, o in alternativa utilizzare il mutuo per realizzare la sede in una zona periferica di Pescara o per altre urgenze. Qualora non dovessero essere accolti, rischiamo seriamente di trovarci a settembre con un mutuo contratto e una gara europea per la progettazione di un palazzo di 60.000 metri cubi di cemento.
Con la conferenza di stamane abbiamo ritenuto opportuno informare la città di questi ultimi sviluppi, poiché, come è evidente, una volta innescato il meccanismo, e quindi una volta impegnate le prime somme, sarà difficile tornare indietro. Da qui ai prossimi mesi, dunque, si presume che la realizzazione del palazzo della Regione nella principale area strategica di Pescara occuperà uno spazio rilevante nel dibattito politico e non solo. Il Pd è pronto a fare la sua parte, rimarcando anche in questa occasione – come in tutte quelle che verranno – la propria contrarietà al progetto. Per varie ragioni, a partire dall’inevitabile incremento dei volumi di traffico nel centro cittadino, già alquanto caotico.
Anche la città ha dimostrato di non condividere questa scelta, e la Regione, che si appresta a spendere molto più dei 52 milioni preventivati, farebbe bene a tenere in debita considerazione questa posizione.
Pescara ha infatti l’opportunità più unica che rara di ridisegnare completamente il volto della propria area centrale. Proprio per questo riteniamo che impiegare un’area di 13,5 ettari per un enorme blocco di cemento, invece che per un luogo ricreativo aperto alla cittadinanza, sia una scelta inopportuna e poco lungimirante. Allo stesso modo sappiamo che non è una soluzione praticabile dislocare gli uffici regionali su più sedi, in quanto sinonimo di sprechi e inefficienza. Per la Regione occorre dunque una sede unica e dignitosa, da realizzare però in un contesto adeguato, ad esempio una zona periferica, così da costituire un volano di riqualificazione urbana e una garanzia di maggiore sicurezza.
Occorre poi sottolineare come il progetto voluto dal centrodestra abbia ancora diversi punti oscuri. I tre più rilevanti sono:
1) l’esatta volumetria della sede, che come sappiamo non accorperà tutti gli uffici. Abbiamo chiesto al RUP il dato preciso ma non ci è ancora pervenuta risposta. Si tratta però di un elemento importante per capire quanto costeranno la progettazione e la realizzazione dell’opera, e quindi se i 52 milioni di cui si parla saranno o meno sufficienti. Questo aspetto tra l’altro non è stato chiarito neanche in sede di valutazione preliminare al Comitato Via, che avendo esaminato il progetto con lo stralcio della sede non si è mai pronunciato sul blocco di cemento prospettato. Il parere fornito dal Comitato riguarda infatti solo i 15,9 milioni di euro di lavori preventivati, non la sede vera e propria, che ne costerebbe almeno 52 di milioni e, ricordiamo, sostituisce 9.000 mq di verde;
2) Non è dato sapere se la Regione Abruzzo contemplerà la realizzazione di parcheggi specifici per i circa 800 dipendenti regionali e per tutte le persone che ogni giorni si recheranno nei propri uffici. E non è un fatto di poco conto data la necessità di preservare da progetto all’interno dell’area di risulta almeno 2000 posti auto per la cittadinanza;
3) Va inoltre chiarito che, ad oggi, stando alle intese e Convenzioni intercorse tra Regione Abruzzo e Comune di Pescara, non è prevista alcuna corresponsione economica per il terreno in cui verrà realizzata la sede regionale. Eppure parliamo di un’opera che inciderà in maniera rilevante su casse e patrimonio comunali, dunque com’è possibile che vengano ceduti alla Regione 9.000 mq dell’area di risulta senza avere in cambio neanche un euro? Senza considerare il conseguente sovraccarico di traffico e di tutti i servizi, da quello fognario a quello energetico. Su questo aspetto il Sindaco Masci è del tutto silente, mentre sarebbe il caso che fornisse spiegazioni alla cittadinanza. A questo proposito vogliamo ricordare che non si può sostenere che il pagamento dovuto siano i 20 milioni di euro del nuovo FSC 2021/2027, prima di tutto perché sono fondi ministeriali e poi perché sono stati distribuiti anche agli altri capoluoghi di provincia.
Per tutte le ragioni sopraelencate, questa mattina vogliamo lanciare un appello alla costituzione di un comitato che riunisca le migliori intelligenze civiche e professionali, associazioni, sindacati e semplici cittadini che amano questa città, e sappia battersi per sventare questo attacco al cuore di Pescara opponendosi all’atteggiamento prono del Comune nei confronti della Regione.
Ma la conferenza di stamane è un’occasione propizia per lanciare anche un altro allarme.
Il Comune di Pescara, che naturalmente non è esente da colpe per le scelte adottate finora, rischia di perdere la stragrande maggioranza dei fondi Masterplan per l’area in oggetto. A fronte dei 15,9 milioni di euro stanziati nel 2016, sono state impegnate ad oggi solo le somme per la bonifica, ovvero poco meno di 4 milioni di euro. Il 31 dicembre 2024 scade il termine entro cui devono essere contratte le obbligazioni giuridicamente vincolanti per i restanti 12 milioni, e arrivati ormai ad agosto il rischio che si possano perdere i fondi è altissimo.
Con la D.G.C. n. 523 del 31 maggio 2024 è stato infatti approvato lo studio di fattibilità del silos nord, ma prima di poter bandire la gara sono necessarie la verifica e la validazione del progetto da parte di una società specializzata. Se il Comune non dovesse riuscire a sottoscrivere il contratto entro dicembre, e quindi a integrare il raggiungimento dell’obbligazione giuridicamente vincolante richiesto nella convenzione dei fondi FSC, i fondi potrebbero andare perduti. Un rischio che si somma alla progressiva perdita del potere di acquisto di quei fondi visto il lungo lasso di tempo trascorso (8 anni), e che potrebbe riconsegnarci lo scenario di una parte sud dell’area di risulta bonificata, senza asfalto e senza silos, e quindi inutilizzabile per il parcheggio.
Anche in questo caso le responsabilità del sindaco Masci sono evidenti, dato che prima ha atteso due anni per portare in Consiglio il secondo passaggio del progetto lasciato dal centrosinistra e poi lo ha sovraccaricato di strutture come la pista da sci artificiale che hanno finito per allontanare i possibili investitori. Da qui la scelta dell’intervento graduale che ora rischia di trasformarsi in un incubo per la città.